Nel nostro panorama artistico-culturale non è facile trovare degli artisti che abbiano la voglia e l’energia di trovare strade nuove. Questo trovare, presuppone una ricerca e quindi un mettersi in discussione, rispetto ai percorsi più conosciuti e redditizzi e anche in rapporto ai metodi di comunicazione che possono avere maggiore o minore riscontro. Soprattutto intorno ai metodi comunicativi, ci ritroviamo a dover fare delle considerazioni di tipo etico, perché l’efficacia deve fare i conti sia con l’obiettivo che ci si è dati, sia con il rispetto per le persone.
E’ questo il percorso che vanno facendo Elio Scarciglia e Mirco Baragiani, fotografo il primo, poeta il secondo, che hanno deciso di collaborare facendo collimare i loro linguaggi su di un piano nuovo, impegnativo. E’ dalle istantanee di Scarciglia che Baragiani prende le mosse per descriverle, certo, da un punto di vista visivo, ma soprattutto emotivo. Una felice sintesi è complessa, ma la creazione di un piano aggiuntivo dell’esperienza artistica (come essi intendono fare) è la spinta iniziale dell’iniziativa. Il carburante invece stà tutto nella irraggiungibilità di una possibile sintesi completa e definitiva. Il carburante risiede nelle contraddizioni dei linguaggi, nell’asincronicità della ricezione del messaggio da parte del pubblico (Fattore dipendente dai diversi codici usati e ai tempi per l’assimilazione), nella non semplice o banale operazione intellettuale.
Attraverso questo tipo di dialogo tra di loro e con il pubblico, Scarciglia e Baragiani intendono costruire un terreno di comunanze piuttosto che di divisioni. Anche la fotografia e la poesia prese per se stesse potrebbero essere motivo di incomunicabilità: perché un fotografo e un poeta dovrebbero lavorare assieme? Ma è proprio sul terreno del reciproco stimolo artistico e sulla voglia di creare qualcosa assieme che essi hanno puntato e i risultati si vedono.
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