di Sergio Mauri
La Globalizzazione non ha solamente ridislocato le nostre produzioni, ha anche introdotto elementi di uguaglianza sociale. A livello globale la borghesia è cresciuta di numero e gode di ottima salute. Milioni di lavoratori, inoltre, sono usciti dall’indigenza. Solo in Occidente questa tendenza è contraddetta. Impieghi di un certo livello sono passati da Occidente a Oriente negli ultimi trent’anni anni. La borghesia si è ridimensionata, i lavoratori hanno visto peggiorare sensibilmente le proprie condizioni di vita.
C’è da aggiungere che le produzioni dislocate fuori dall’Occidente, i cui prodotti sono poi stati reintrodotti a basso prezzo, sono stati l’ossigeno per i nostri lavoratori, disoccupati, piccola borghesia impoverita che altrimenti non avrebbero potuto permettersi di comperare quelle merci. Certo lo scambio posti di lavoro merci a basso costo è stato ineguale, ma questo hanno scelto di fare le classi dominanti d’Occidente.
Questo meccanismo può essere interrotto o capovolto? Non senza produrre sconvolgimenti epocali.
Chi è – infatti – disposto a pagare di più e produrre a casa nostra, mantenendo così alto il nostro livello di vita? Credo nessuno, tutti vogliono spendere meno. Chi promette di riportare a casa le produzioni all’estero mente sapendo di mentire.
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