Sulla falsa contrapposizione tra localismo e globalizzazione, Hobsbawm dice:”Non c’è incompatibilità tra localismi ed autorità sovranazionali: queste ultime preferiscono un indebolimento degli stati nazionali. Lo stesso discorso vale per le multinazionali che preferiscono confrontarsi con uno stato nazionale debole”. Quindi, essere contro la globalizzazione non vuol dire battersi per uno stato nazionale forte e/o per il recupero delle tradizioni. E nemmeno per un’economia svincolata dal dominio delle multinazionali.
In particolare sulle tradizioni: oggi la loro riscoperta significa creazione di tradizioni nuove. Noi siamo staccati dal passato; infatti, viviamo nel presente, lontani da quelle tradizioni. Il bisogno di esse è una reazione alla alienazione sempre più penetrante della società odierna. Se allora nazionalismi e tradizionalismi non sono contro il processo di globalizzazione, cosa può essergli fatale? Bruciare il terreno attorno ad esso, togliergli mezzi economici e uomini, uscire dalla trappola del consumismo, del credito bancario, dell’edonismo. Queste priorità devono essere organizzate politicamente. Speriamo lo siano.
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