A mo’ di introduzione vorrei chiedervi una cosa di cui ho già parlato in passato: qual è la differenza tra una poesia ed un paio di scarpe in quanto beni di umana utilità? Una differenza ontologica: una poesia è inconsumabile; un paio di scarpe si consumano e velocemente. Leopardi lo possiamo leggere ed apprezzare anche oggi; il paio di scarpe che avete ai piedi difficilmente supererà l’anno di età. Tenete a mente questo paragone perché esso si attaglierà ottimamente al tema di questo articolo: quale rapporto c’è tra un ideale politico e il sistema rappresentativo per come lo conosciamo oggi.
E’ frequente udire in Tv o leggere sui giornali dichiarazioni come “tradimento della fiducia degli elettori” che, unite al modo in cui sia il ceto politico che la “società civile”(1) vi si conformano, fanno pensare. E fanno pensare al peggio. Il rapporto tra la classe politica e la “società civile” (ammesso e non concesso esso sia necessario così come la conosciamo oggi) è – nel capitalismo contemporaneo – per forza un rapporto tra l’erogatore di un servizio e il suo cliente. Insomma, si tratta di una mera relazione contrattuale. Quindi emendabile come in tutte relazioni contrattuali. Lo è in virtù del fatto che il capitalismo è un rapporto sociale, nel quale chi produce non produce semplicemente merci, ma mediante quel rapporto sociale, produce umanità. E’ inevitabile che in questa produzione di relazioni umane mercificate, l’alienazione (2) svilisca tutti gli ambiti della vita umana, compresa la politica. Anch’essa viene vilipesa, grazie alla sua riduzione a pura amministrazione dell’esistente, al punto che non vi sia più nulla di autentico. Il diaframma dei rapporti sociali decreta la fine programmatica di qualsiasi nuovo umanesimo.
Io, al contrario, rimango provocatoriamente convinto che la politica sia fatta di ideali non negoziabili, assoluti, frutto di esperienze e teorie verificate nella pratica, alla ricerca della realizzazione dei bisogni che l’umano porta con sé. Gli ideali non c’entrano nulla con la “fiducia degli elettori” né con i sondaggi per scoprirne gli umori che, al contrario, sono l’ammissione di una passività sociale che oggi va per la maggiore. Critico anche aspramente il concetto di “elettore” che sceglie un simbolo come fosse una marca di birra al supermercato, preferendogli l’essere umano coi suoi propri bisogni. Gli ideali sono obiettivi da raggiungere che mai lo potranno essere completamente raggiunti, ma ai quali si deve puntare con la più decisa approssimazione possibile. Al contrario, il contratto mercificato tra ceto politico e “società civile” è ricerca di consenso tipica di una transazione economica che, una volta compiuta, si esaurisce in tutto e per tutto. Si consuma, si deteriora completamente.
Il contratto “elettori-eletti” finisce ogni qualvolta i primi si recano alle urne e, con inconsapevole assoluto distacco, mettono una croce per delegare qualcuno che tuteli i loro interessi. Un ideale politico, al contrario, non si consuma mai, arde sempre. Le piccole gesta dei Mastella o dei D’Alema di turno non rimarranno certamente negli annali dei trattati di politologia o di Storia delle teorie politiche, tantomeno nei cuori delle persone. L’anima del capitalismo, ben rappresentata dal consumismo odierno, si innerva in tutti gli ambiti della vita umana, rendendoli mere operazioni contabili. L’alienazione è inesorabile. Come si esce da tutto ciò?
Io sono convinto che l’Occidente, per iniziare un percorso costruttivo in politica degno di questo nome, dovrà passare attraverso la partecipazione diretta e senza mediazioni dei subalterni alla vita sociale. Questa partecipazione, per essere possibile, deve essere generata da un grosso shock che la renda necessaria. Uno shock, un forte sconvolgimento della vita quotidiana che metta in discussione le fondamenta del sistema stesso e apra le porte ad un processo rifondativo della nostra società che non sia mero marketing politico. Una sorta di rito iniziatico a livello sociale. Motivi per un suo avverarsi cominciano ad essercene più d’uno.
Note:
1. Definizione ideologica attraverso la quale le contraddizioni presenti nella società vengono diluite nell’innocuo concetto di cittadinanza.
2.Segno della mancanza di libertà di auto-realizzazione dei soggetti sociali.
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