Attenzione: questo non è un post accomodante verso i democratici. Perciò sarò tacciabile di web-fascismo. Tuttavia, ricordo che furono proprio coloro che sarebbero poi diventati piddini a sdoganare i fascisti dimenticando totalmente la vergogna del Ventennio. Di Grillo ho scarso rispetto, ma è importante ricordare che, se un comico ha la capacità di sparare a zero in questo modo, il merito non è del comico stesso, ma di una classe dirigente che non può sperare di vivere di continue giravolte opportunistiche facendole passare per coerenza…negli interessi del paese.
Le innumerevoli e pressanti domande sull’evoluzione e sul futuro del PD dovranno pur avere una risposta, un giorno. La risposta che posso dare fin da oggi e dichiarare valida fino alla fine della sua storia politica in quanto struttura organizzata è questa: il futuro del PD è strettamente legato a quello della classe dirigente (o dominante, se preferite) italiana. Quel partito, al pari di quasi tutti gli altri nel nostro paese, non è altro che classe dirigente, slegata da qualsiasi altra classe o ceto sociale. La sua vita, i suoi successi o fallimenti, compreso un suo eventuale ridimensionamento, sono legati alla vita della classe dirigente italiana, in sé e per sé.
Lasciamo perdere le sue caratteristiche di lobby economico-finanziaria e di azionista di maggioranza relativa dello Stato; lasciamo perdere il sistematico millantare una sorta di superiorità morale nella gestione della cosa pubblica (il fantasmatico “paese”) e di essere in grado di fare gli interessi di milioni di lavoratori, tutte iperboli degne del corrente populismo mediatico. Lasciamo anche perdere il fatto che, questi funzionari di partito, sono seduti sull’immeritata eredità del PCI (storia rigettata senza problemi da Veltroni e D’Alema) e di coloro che pagarono con carcere e violenze la resistenza al nazifascismo e le lotte sindacali del dopoguerra contro un padronato che si faceva le leggi ad-personam sul monopolio della violenza, dovremmo notare che il “tesoretto” elettorale su cui stanno seduti si è ristretto pericolosamente negli ultimi lustri: non stanno più seduti su di un rassicurante 33% di consensi, ma devono preoccuparsi di raggiungerne il 20 %.
Certo, la transazione funzionariato statale assicurato in cambio dell’abbandono di qualsiasi idealità ed obiettivo politico negli interessi delle classi subalterne, inizialmente ha pagato. Ma alla lunga questa scelta sta dimostrando il fiato corto. Non si parla solo di perdita del consenso, ma anche di uno stop nell’allargamento della sfera di influenza economica. Il PD, come tutta la classe dirigente/dominante italiana rischia di rimanere col cerino in mano nell’incapacità di gestire una situazione che, economicamente, diventerà sempre più difficile. Non solo. La subalternità di questo paese alle vere potenze europee ed ai padroni americani non mancherà di produrre scuotimenti distruttivi nella struttura di dominio italiano.
Perciò è prevedibile un ridimensionamento che durerà anni, in cui tutto è possibile. Anche che si cambi opportunamente nome al partito (leggero): degna prosecuzione di un conglomerato nato come “cosa”.
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