di Sergio Mauri
L’unità, 1° gennaio 1947, tratto da Angela Zanotti, Impegno e critica, nota 25 pag. 42
- Il PCI non è un partito ateo perché accetta nelle sue file fedeli di qualsiasi religione;
- L’adesione al PCI non implica l’accettazione delle dottrine filosofiche del materialismo;
- L’anticlericalismo è sempre stato condannato e lo è tuttora dal PCI.
L’ostilità che questa linea incontrava è provata dal fatto che i leader e i quadri intermedi sentivano costantemente il bisogno di ammonire contro i pericoli dell’’operaismo’ e di un’ostilità aperta contro l’adesione indiscriminata di elementi ‘borghesi’. Ancora nel 1947, alla Conferenza nazionale di organizzazione del PCI, Pietro Secchia, responsabile dei problemi organizzativi, rilevava: ‘… permane in molti, nell’organizzazione, un forte residuo di operaismo. Dobbiamo riuscire a penetrare in tutti gli strati di popolazione di provincia e particolarmente tra i ceti medi di città e di campagna, tra i tecnici, tra i professionisti, tra gli intellettuali. Vi sono ancora troppe e ingiustificate prevenzioni e diffidenze verso gli intellettuali…’.