di Sergio Mauri
Indice.
Cenni biografici.
Carducci nasce a Valdicastello, in provincia di Lucca, nel 1835, trascorrendo un’infanzia serena nella Maremma toscana, in mezzo alla natura. Dopo i moti del 1848 si trasferisce con la famiglia a Firenze a causa dell’attività politica del padre carbonaro. Dopo la laurea in lettere, Carducci si dedica all’insegnamento e si trasferisce a Bologna nel 1860, alla cui Università diventa docente di letteratura italiana ancora molto giovane. Pubblica le sue prime raccolte poetiche e partecipa alla vita politica assumendo posizioni repubblicane e di polemica verso il clero e la destra storica. Nel 1890, diventato più moderato e vicino alla monarchia dei Savoia, viene eletto senatore del Regno. La sua attività letteraria gli porta fama e riconoscimenti e nel 1906 è il primo italiano a ricevere il Nobel per la letteratura. Si spegne a Bologna nel 1907.
Il “poeta vate” e la poesia consolatrice.
La poesia di Carducci si rifà, soprattutto agli inizi, alla ripresa degli autori classici e si caratterizza per un forte impegno civile. Negli autori della classicità greca e latina trova un modello sia formale che ideale. Con i suoi versi vuole far rivivere ai contemporanei i valori del passato, come la virtù e l’eroismo. La poesia per Carducci è il veicolo per incitare gli uomini al patriottismo e alla formazione di una coscienza civile. Egli si pone perciò come “poeta-vate”, cioè guida morale e spirituale degli italiani.
Oltre alla poetica patriottica, egli scrive anche poesie più personali in cui esprime la propria insoddisfazione per la realtà che lo circonda, cercando di evadere da essa attraverso la capacità consolatoria dell’arte. In queste poesie tratta la nostalgia per il passato e la propria infanzia; il dolore per la perdita degli affetti familiari; l’amore per la natura e la sua bellezza.
Sotto il profilo linguistico Carducci usa una lingua alta e colta, ricca di riferimenti greci e latini. Anche lo stile è lontano dal parlato, i versi contengono molte figure retoriche, la costruzione della frase è articolato e complesso e la sintassi ricalca quella dei classici.
La metrica è classicheggiante. Nella raccolta Odi barbare, egli applica le regole della metrica greca e latina ai versi italiani, con risultati originali.