di Sergio Mauri
Heidegger prende la vita effettiva e la fa oggetto di studio scientifico. È Husserl ad aprire la strada dell’indagine per Heidegger tramite la fenomenologia. Essere e tempo è un trattato sulla fenomenologia dell’umano e dell’esistenza con pochi paragoni.
La kehre consiste, negli anni successivi, nello spostamento di accento dall’Esserci all’essere.
In quegli anni Heidegger tenta una grande storia di tutto l’Occidente e in questo senso Heidegger ne costituisce un canone. La sua lettura è quella di una storia come continuum nell’ottica di uno sradicamento. A ciò è utile l’ermeneutica che si esplicita in una circolarità: ogni comprendere è determinato da un aver già compreso che però non è tenuto in linea di conto. I risultati, perciò, son ritenuti puri perché non mi avvedo dei presupposti. L’ermeneutica porta a galla ciò che vedo, i risultati e la determinatezza storica del(lo) (s)fondo del mio occhio. Questa è la circolarità.
Heidegger parla di decisioni iniziali, cioè di ciò che si sarebbe giocato con Platone e Aristotele. Quindi, ecco che noi occidentali siamo umani razionali e il nostro sapere viene storicizzato. Ecco allora i punti fermi di Heidegger che sono tracimati oltre Heidegger: Platone il primo metafisico; che nell’idea platonica abbiamo il destino nichilistico della tecnica; che con Cartesio iniziava la metafisica della soggettività; allora ego cogito e volontà di potenza sono solo due stazioni di un percorso.
Tuttavia, Heidegger dimostra incapacità di capire la praxis. La storia dell’essere è la invenzione peculiare di Heidegger, il suo colpo di genio.
Ora vediamo le parti del suo pensiero che si potrebbero sviluppare: una fenomenologia dell’umano (l’essere per la morte o, perché no?, per la nascita); un modo di considerare la scienza come legata a decisioni iniziali (che non inficiano i risultati), ma impediscono l’assolutizzazione dei risultati, la funzione antiideologica del discorso heideggeriano; il pensiero sulla tecnica, ovvero la tecnica non è un accidente esterno, ma appartiene all’apertura filosofica greca, di più, del vivente umano. La tecnica è intrinseca al momento speculativo, sta al cuore del dispiegamento conoscitivo umano; la considerazione del linguaggio (Heidegger e Wittgenstein).