di Sergio Mauri
◦ è un’informazione la cui verità deve essere data per scontata (es. “Stefano ha un fratello”)
◦ è sempre attivata da un elemento linguistico o una struttura linguistica
◦ la sua accettazione come «vera» è motivata dall’esigenza di considerare ciò che il parlante dice come appropriato al contesto del proferimento
◦ se la presupposizione non è soddisfatta, (“Stefano non ha un fratello”) ciò che il parlante dice
non può essere valutato come vero/falso (livello semantico)
non può essere riconosciuto come atto linguistico “felice” (livello pragmatico)
non può esercitare la funzione a cui era destinato (dare un’informazione sul fratello di Stefano)
Il test della negazione
◦ le presupposizioni solitamente si conservano sotto negazione
◦ ma c’è cancellabilità: in certi contesti di discorso la presupposizione può essere sospesa o cancellata
cancellabilità
◦ Stefano non ha smesso di fumare, se oggi non lo vedi fumare è perché lui non hai mai fumato.
Attivatori di presupposizione:
◦ verbi di cambiamento di stato: cominciare, smettere, allargare, ecc.
◦ verbi d’azione: andare, inaugurare, accusare, criticare, riuscire, dimenticare di
◦ elementi linguistici iterativi: ritornare, di nuovo/altro, anche, perfino
◦ sintagmi nominali definiti (e descrizioni dimostrative)
◦ frasi scisse[1] («È S che fa p») (“E’ X che….”; “Quello che i cittadini si aspettano da noi…”)
◦ verbi fattivi: sapere, rendersi conto, rimpiangere, ricordare, riconoscere ecc.
◦ frasi subordinate temporali, causali, concessive, relative (non restrittive)
[1] Le frasi scisse sono dei costrutti sintattici composti da due unità frasali una principale e una subordinata, aventi la funzione di focalizzare un costituente (il cosiddetto elemento scisso) attraverso un’operazione particolare di messa in rilievo (➔ focalizzazioni).