di Sergio Mauri
Seguo il profilo di Aestetica Sovietica su Instagram. Quanto scritto da Aestetica sovietica sul 25 aprile mi lascia perplesso. A pagina 2 si parla della ridicolizzazione di giovani e ignoranti che sarebbe una forma di classismo: ma giovani e ignoranti di sicuro non sono delle classi sociali. A pagina 5 si parla di iper-responsabilizzazione dei cittadini rispetto a quello che sanno: quindi, nessuna responsabilità dobbiamo richiedere ai cittadini rispetto alla conoscenza del mondo che li circonda, della storia, delle leggi?
A pagina 7 si fa notare che Netflix allora funziona meglio della scuola italiana (La casa di carta e Bella ciao): i tagli, i tagli…. Mi sembrano luoghi comuni, visto che il livello scolastico degli antifascisti che fecero la resistenza, per lo più provenienti dalle classi popolari, era basso. E poi, rispetto a quando la scuola l’ho fatta io, il carrozzone è sovradimensionato, basti pensare a quanti insegnanti di sostegno ci sono, per problemi (sovradimensionati?) nemmeno immaginati cinquant’anni fa. La scuola oggi è welfare state. Nell’articolo nemmeno si parla del ruolo delle famiglie che invece rimane fondamentale, ma non esistendo più le famiglie…..
A pagina 8 si parla di Gramsci. Gramsci era un intellettuale e non un operaio, presumibilmente non era ignorante ed è discutibile dire che avrebbe empatizzato con l’intervistato: chi lo dice? Visto che poi si ricordano spesso le sue frasi in cui dice di studiare perché “avremo bisogno di voi” eccetera eccetera. La differenza tra l’oggi e cento anni fa risiede nella voglia di migliorarsi degli “ignoranti” rispetto a oggi in cui si studia solo per non fare gli operai, cioè quelli con cui si dice di essere schierati, ma di cui non si vuole assolutamente condividere la vita.
A pagina 9, ciliegina sulla torta, l’uguaglianza come antidoto al fascismo. Certo, però in questa società capitalista l’uguaglianza non la puoi avere, quindi? Lottare per l’uguaglianza, immagino. Sulle modalità ci sarebbe modo di dividersi ancora, per cui mi taccio. L’articolo finisce dicendo che senza quell’uguaglianza i poveri e gli ignoranti continueranno a essere scambiati per fascisti. Ricordo, ai meno edotti, che i regimi fascisti del Novecento furono anche dei regimi operai, certamente sempre nell’interesse del Capitale, ma lo furono: un certo welfare mussoliniano e soprattutto hitleriano che fece proprie intere parti del programma politico dei socialdemocratici, sono stati dimenticati. Ai giovani sono stati sostituiti i poveri. Lapsus? Non è chiaro, ma nemmeno i poveri sono una classe sociale, sono piuttosto una categoria sociologica, parecchio sfuggente. All’interno infatti ci possono stare operai, disoccupati, piccolo borghesi decaduti.
Dico ora la mia: decenni di consumismo, di indottrinamento antipolitico, la fine del Real socialismo, la capitolazione delle classi dirigenti comuniste in tutto il globo, lo scomparire di un orizzonte finalistico e magari utopico, ci hanno portato a questo livello della discussione, a destra come a sinistra.
Per concludere: se a colpevolizzare gli ignoranti, i poveri, i giovani, si fa un’operazione classista, allora si dovrebbe specificare quale sia la soluzione del problema. Perché difendendo i poveri, i giovani e gli ignoranti in quanto tali non si fa che replicare esattamente quell’operazione classista, attraverso un altro percorso.