di Sergio Mauri
L’acatalessia è un termine che può assumere diversi significati a seconda del contesto in cui viene utilizzato. In campo psicologico, l’acatalessia è un disturbo del pensiero che si manifesta con la difficoltà a mantenere la continuità e la coerenza dei propri pensieri e delle proprie parole. In particolare, l’acatalessia si riferisce alla difficoltà di terminare le frasi o le idee, lasciando le parole sospese a metà e passando rapidamente da un tema all’altro senza completare un ragionamento.
In campo letterario e poetico, l’acatalessia è una figura retorica che si riferisce alla mancanza di una sillaba nella fine del verso. Ad esempio, nella poesia greca e latina, un verso acatalettico terminava con una parola tronca e non completa.
È importante sottolineare che il termine “acatalessia” non viene spesso utilizzato in campo psicologico, ma quando viene utilizzato si riferisce alla difficoltà a mantenere la coerenza dei propri pensieri e discorsi. Tuttavia, è un termine più comune in campo letterario e poetico, dove si riferisce alla mancanza di una sillaba nella fine del verso.
Il termine “acatalessia” viene utilizzato principalmente in campo letterario e poetico, dove si riferisce alla mancanza di una sillaba nella fine del verso. Questa figura retorica è utilizzata per creare un effetto di tensione o di sospensione, in quanto il verso incompleto spinge il lettore o l’ascoltatore a continuare la lettura o ad ascoltare la successiva battuta.
In psicologia e psichiatria, il termine “acatalessia” non viene comunemente utilizzato. Esiste tuttavia il concetto di “acatalessia verbale”, che si riferisce a un disturbo del pensiero e del linguaggio caratterizzato da una marcata disorganizzazione del discorso, che rende difficile la comprensione dei pensieri espressi. Questo disturbo può manifestarsi in alcune forme di psicosi, come la schizofrenia, e può causare difficoltà nella comunicazione e nella relazione con gli altri.
In sintesi, l’acatalessia è un termine principalmente utilizzato in campo letterario e poetico per descrivere una figura retorica, mentre in psicologia e psichiatria viene utilizzato raramente e solo per descrivere una particolare forma di disturbo del linguaggio e del pensiero.
Più strettamente, in ambito filosofico, il termine veniva usato dagli scettici per indicare l’impossibilità di comprendere il vero. L’acatalessia veniva contrapposta al criterio stoico dell’assenso (katàlepsis) risolvendosi a livello teoretico come sospensione del giudizio, praticamente come atarassia.