di Sergio Mauri
I procedimenti per l’elaborazione dei dati utilizzati sono inquadrabili nel campo dell’induzione (immissione dei dati), della deduzione (da un dataset) o dell’abduzione (costruzione di ipotesi). Lo schema argomentativo dell’abduzione ci riconnette al dire e contraddire delle parti. È un metodo euristico (orientativo) per la determinazione di un risultato, ma non certamente per giungere a una inopinabile verità. L’abduzione è ricompresa più volte nello schema argomentativo entinematico, che è una forma argomentativa che si rifà in qualche modo al sillogismo, ma a differenza di questo non presenta premesse assunte come apodittiche, ma solo come probabili. Infatti, l’incedere dell’entinema non dimostra alcunché di rigoroso, non produce conclusioni necessarie. Se ben formulate, però, le conclusioni di un argomento entinematico possono risultare persuasive. Non sono necessarie perché a queste si offre sempre un’alternativa razionale. Se all’atto della sua posizione ed esplicazione può presentarsi in modo meno persuasivo di un’altra, quindi, non viene assunta come conclusione. La conclusione non è necessaria perché la necessarietà è avulsa da ogni schema di logica induttiva. La logica induttiva non potrà mai condurre a conclusioni valide, men che meno vere. Le proposizioni persuasive sono il frutto di un riflettere che pondera e porta a produrre opinioni condivisibili. Il frutto della ponderazione, della cernita, che ha un etimo prossimo a certus, non è qualcosa di incerto, ma è certo, ponderato. Dobbiamo scegliere le opzioni più persuasive. L’entinema si ricollega al discernere fra opinioni diverse, cioè in quell’attività di cernita dalla quale scaturisce una decisione. Decisione in quanto non necessaria, risulta sempre e comunque rivedibile per quanto nel momento in cui viene presa risulti persuasiva.
Quindi, un “risultato” non fa emergere alcuna verità originaria o di principio e non è nemmeno costituito da proposizioni valide. Nella migliore delle ipotesi presenta degli argomenti che possono essere corretti, persuasivi. È costituito da proposizioni la cui correttezza può venire accertata lungo itinerari induttivi. Primo fra tutti la corrispondenza fra le proposizioni che contengono il risultato (del processo) e i luoghi comuni, cioè quelle opinioni largamente condivise che caratterizza un determinato contesto culturale. Cernita fra proposizioni tutte opinabili: questa cernita per risultare corretta dev’essere sottoposta al vaglio di quella verità originale che è contenta nel principio di non contraddizione che permette un controllo non opinabile, cioè quello per cui non possiamo assumere due proposizioni fra loro in contraddizione. Non stiamo producendo una verità, ma una verità di principio come quella contenuta nel principio di non contraddizione in qualche modo entra all’interno del risultato, sia pure indirettamente, permettendo di operare una cernita corretta, a esempio eliminando proposizioni in contraddizione. Solo in questo modo la verità entra nel risultato.
I giudizi analitici consistono in una manipolazione dei simboli, rappresentano elaborazioni delle premesse. Deduzione valida, cioè necessaria.