di Sergio Mauri
Circolo di Vienna, anni Venti e Trenta del Novecento, raccolti intorno al professor Schlick. I circolisti affrontano il significato di un enunciato scientifico. Cosa significa dire che un singolo enunciato è significante? È importante la significanza? Per gli empiristi sì, perché dicevano che nel mondo si spacciavano enunciati privi di significato. Intanto, un enunciato deve essere comprensibile. Perché potrebbe non avere senso: è già difficile comprendere se le parole hanno un significato o no. Non è facile definire la significatività.
I neo empiristi volevano far fuori la metafisica e in particolare quella di Heidegger. Nel caso di Heidegger sarebbe già difficile applicare i valori di verità vero o falso. Propongono il criterio di verificabilità o verificazionista. Cioè, un enunciato in questo caso sarebbe verificato.
Concetti di vero, verificabile e verificato. La verità è corrispondenza tra ciò che dice e il mondo. Costruito da Aristotele, messo in crisi dal paradosso di Epimenide, rilanciato alla grande da Wittgenstein. Gli enunciati possono essere veri o falsi, anche se veri non verificabili in certi casi, verificabili in altri. L’enunciato “qui c’è un cane” può essere verificato attraverso le mie verifiche empiriche.
Cosa vuol dire verificato? Un enunciato di cui abbiamo accertato la verità. Verificabile: di cui possiamo verificare la verità. Ma com’è stato possibile che Heidegger abbia abbindolato così tante persone? I neo empiristi se la cavavano dicendo che gli uomini hanno anche bisogno di emozioni.
Tuttavia, Carnap in La costruzione logica del mondo si accorse che anche gli enunciati statistici e scientifici, erano assimilabili alla metafisica. E le ipotesi teoriche della scienza sono per lo più non osservabili (il quark, il campo gravitazionale). Ma i neo empiristi poi correggono il tiro e dicono che un’ipotesi teorica, il fatto che sia vera o falsa, possa stabilirsi sulla base dell’osservazione in modo indiretto. Ma qui si sbagliavano. Non si possono verificare le cose (le proprietà) inosservabili.
Arriviamo alla critica di Popper (la falsificabilità) di cui già abbiamo detto. Per Popper un enunciato è significante quando lo comprendiamo. Popper non distingueva, ma demarcava tra scienza e non scienza: Platone e le sue idee non sono falsificabili, quindi non sono scienza. Il problema di Popper è la pseudoscienza.
Dibattito tra Popper e i neo empiristi. Nozioni di induzione e deduzione. Iniziamo dalle inferenze deduttive che Popper considerava fondamentali per la falsificazione. L’inferenza consiste nella derivazione sulla base di regole appropriate di un enunciato detto conclusione da uno o più enunciati detti premesse. Nella Breve introduzione alla filosofia della scienza, vedere bene la definizione di inferenza. L’inferenza non deriva dalla verità degli enunciati. Un’inferenza deduttiva è caratterizzata dal fatto che non è possibile che le premesse siano vere e la conclusione falsa (in che senso? In senso logico, si direbbe). Non tutte le inferenze non saranno tutte uguali: alcune saranno insensate, altre false.
La conclusione di un’inferenza segue necessariamente le premesse. Un’inferenza deduttiva trasmette la verità. La capacità di trasmettere la verità dalle premesse alla conclusione. Questa capacità dipende dal fatto che le informazioni veicolate dalla conclusione sono già contenute nelle premesse, più o meno esplicitamente: la conclusione non dice nulla di nuovo rispetto alle premesse.
Wittgenstein diceva che le verità matematiche non dicono nulla sul mondo. Quindi, le conclusioni non aggiungono nulla alle premesse, ma ci sorprendono psicologicamente. Aristotele si accorse di queste “proprietà” della inferenza deduttiva nei suoi sillogismi.
Premessa 1: tutti i corvi sono neri.
Premessa 2: tutti gli uccelli in quest’isola sono corvi.
Quindi:
Conclusione: tutti gli uccelli viventi in quest’isola sono neri.
Un altro esempio di inferenza deduttiva è quella del MTT modus tollendo tollens, la cui forma è:
Premessa 1: se A allora B
Premessa 2: non B
Quindi:
Conclusione: non A.
E le fallacie? Per esempio scambiando A e B tra premessa 2 e conclusione. Negando il conseguente del condizionale nega anche l’antecedente, questo è il MTT.
Ecco, dunque, Popper che aveva in mano la logica stoica.