di Sergio Mauri
Ancora su Caplan. Capitolo 1.
Un realista egoista non si occupa di politica. Egli sceglie di essere razionalmente ignorante. Se anche la democrazia fosse il miglior metodo per prendere scelte collettive, ciò non significa che se ne debbano prendere tante, di decisioni. Dagli anni Sessanta è entrato nell’uso (James M. Buchanan, 1919-2013) il fatto che il politico deve essere un massimizzatore dell’utilità, come si fa nelle imprese. (Suggerimento di lettura, Freakonomics, Il calcolo dell’incalcolabile, di Steven Levitt[1]). L’economia è importante nella vita quotidiana e per le scelte che vi si effettuano.
L’ignoranza razionale. Partiamo con la questione di allocare delle risorse scarse. E dal fatto che l’utilità, per ognuno di noi, è differente. A quanto serve quel minimo di conoscenze per vivere in società? Il minimo oggi non viene nemmeno raggiunto. L’idea che bisogna sapere molto e quella del sapere disinteressato hanno prodotto l’inflazione dei voti. Il liceo oggi non da competenze, quindi, serve a non imparare un mestiere. In un altro libro Caplan si chiede se sia utile studiare. In America, per esempio, la laurea ha avuto l’obiettivo di segnalare ai potenziali datori di lavoro che colui che ce l’ha è un tipo “tosto”. Per Festa, l’obiettivo del suo proprio apprendimento è stato quello della curiosità, del godimento della lettura, eccetera. Quindi, facciamo un esempio: valutazione costi-benefici al fine di interessarsi, a esempio, di politica. Razionalità pratica dell’irrazionalità cognitiva.
Democrazia deliberativa. L’idea che, se tu organizzi dei gruppi che forniscono informazioni (nei focus di discussione) alla comunità, allora aumenti l’efficienza della democrazia. [Vedi Condorcet]. Condorcet pensava che la giuria giusta o più corretta fosse quella di 1000 giurati piuttosto che quella di 10. Con una piccola giuria non è grande il divario, con una grande la tendenza a giudicare in modo corretto emerge.
Nelle folle è più facile che i giudizi siano vicini a quelli giusti. Peggio dell’errore casuale c’è quello di bias, tendenza sistematica a sopravvalutare, a esempio. Errori sistematici utili: sopravvalutare la velocità del leone per una gazzella.
[1] Per capire il mondo che ci circonda bisogna andare oltre il comune buon senso e diffidare sempre delle spiegazioni più ovvie. C’è un perché inoppugnabile al fatto che la maggioranza degli spacciatori vive ancora a casa con la mamma, o che il nome di battesimo faccia la differenza nella vita. Un giovane, brillante economista di Harvard mette da parte le formule e l’ortodossia della sua disciplina per esplorare con rigore e ironia il “dietro le quinte” della nostra società. Al di là delle teorie, questo saggio divertente allaccia relazioni tra fatti apparentemente lontani. . Best-seller internazionale e vincitore di numerosi riconoscimenti, Freakonomics è una lettura straordinaria per svelarci non solo il cosa, ma soprattutto il come e il perché. Freakonomics – Il calcolo dell’incalcolabile – Sperling & Kupfer Editore, URL: https://www.sperling.it/libri/freakonomics-il-calcolo-dellincalcolabile-steven-d-levitt, consultato il 25/6/2023.