di Sergio Mauri
Possiamo leggere la discontinuità rispetto al passato riferendoci a due termini noti in seguito alla crisi finanziaria del 2008: New normal e Secular stagnation. Ovvero una stagnazione secolare, fatta di crescita lenta o inesistente e jobless recovery (ripresa senza lavoro), come colonna portante di una nuova normalità del XXI secolo? Una difficoltà evidente a risolvere le proprie contraddizioni interne, per le quali la produzione e la crescita non possono più essere viste come infinite e raggiungibili di generazione in generazione, come sembra essere stato dalla Rivoluzione industriale e soprattutto da metà Ottocento.
Oggi anche noi sappiamo bene che l’avvenire che aspetta noi e i nostri figli è meno roseo ed entusiasmante di quello dei nostri genitori, soprattutto sotto il mero profilo economico e di welfare. Non solo il sistema non regge, ma non può reggere nemmeno l’ambiente che lo ospita e continua a subire un degrado a causa delle attività antropiche espresse da un’umanità, peraltro, in continua crescita demografica anche se “secolarmente stagnante” sotto il profilo economico.
New normal e Secular stagnation sono la cifra di questo quadro culturale, messo in crisi, dove il futuro, come già detto, non è più roseo e migliore.