di Sergio Mauri
In sintesi, e partendo dal testo di Jacques, potremmo iniziare impostando la domanda di fondo che l’autore stesso si pone: “Why is there a social counter-movement that rejects climate change?”. In prima istanza c’è un problema che riguarda gli accademici, i media e il negazionismo climatico stesso a nominare il fenomeno (cfr. Jacques, p. 1) che si può inquadrare in una teoria generale di negazionismo storico. È lo stesso termine, negazionismo, che colloca i suoi fautori contiguamente ai negazionisti dell’Olocausto. I negazionisti stessi, anche quelli che incontriamo quotidianamente, negando l’autorità scientifica mainstream forniscono autorità a sé stessi. Possiamo individuare, nel negazionismo, un modo per allontanare la minaccia alla modernità occidentale, fondata sulla Rivoluzione industriale, sugli ideali del progresso, ancora occidentale (cfr. Jacques, p. 3). Se preso seriamente, il cambiamento climatico esigerebbe la messa in discussione del modello occidentale che ormai il mondo intero, più o meno convintamente, ha fatto proprio (cfr. Jacques, p. 3, 7). Il negazionismo, tuttavia, ha saputo giocare delle carte fondamentali, come nel caso del cosiddetto “Climategate”[1], volgendo in senso complottista le e-mail, fra i ricercatori della East Anglia Climatic Research Unit nel 2009, piratate da un cracker giusto qualche settimana prima del summit sul clima di Copenhagen (cfr. Jacques, p. 4).
C’è poi la questione della scienza e dei suoi appartenenti che non sono neutri, ma devono rispondere anche a chi li finanzia e a problemi che hanno a che fare con la valorizzazione degli investimenti operati. E, tuttavia, anche qui non tutte le posizioni possono essere difese allo stesso modo, poiché mentre nella comunità scientifica cosiddetta mainstream in cui vi è, traduciamo dall’inglese: “accordo intersoggettivo, dove i giudizi devono essere sottoposti a scrutinio, a testimonianza e vaglio per non parlare di conferma e revisione. Il negazionismo climatico è per lo più espresso in forum in cui lo scrutinio è interno e guidato dall’ideologia, diciamo entro il think tank o l’editore conservatore, diversamente dalla valutazione esterna che risiede nella peer-review”. (cfr. Jacques, pp. 4-5).
Entrambi i progetti sono politici, aggiunge l’autore, ma ispira maggiore fiducia nei risultati quello in cui la responsabilità della critica, della recensione e la spinta alla revisione vanno in quella direzione (cfr. Jacques, p. 5). L’autore si sofferma sul problema del pensiero binario e del bias cognitivo che caratterizzano dibattiti su questi e altri temi che, tuttavia, sembrano percorsi obbligati anche per la scienza mainstream che significa che un fronte di argomentazioni troppo articolato darebbe adito a una frammentazione del fronte stesso, a una sorta di indebolimento dello stesso (cfr. Jacques, p. 6).
Interessante anche l’articolo di Liza Gross, ripreso da alcune testate online anche se l’articolo stesso non è stato sottoposto a peer review, che pone la questione di come le persone costruiscano la loro propria narrativa, pure in base alla mancanza di informazione su di un argomento, un fatto, una questione. Si tratta della foto di un orso polare che sta morendo di inedia, inizialmente pubblicata da National Geographic nell’agosto 2018[2]. L’orso vive questa condizione perché il ghiaccio presente nel suo ambiente naturale si sta sciogliendo modificando di conseguenza in negativo l’ambiente di caccia dell’animale. Molti dei lettori ne hanno visto una conferma della crisi climatica, mentre altri ancora ne hanno tratto motivo per negare che l’orso avesse dei problemi, anzi ne hanno rilevato un aspetto in salute. Al di là della struttura mentale umana che evidenzia una generale tendenza a liberarsi dalle questioni problematiche, su cui poi fa leva o può far leva un certo sistema informativo e/o della pubblicità commerciale, il problema risiede nella narrativa che, allora, deve il più possibile rispondere sia alle tecniche comunicative, sia alla completezza del dato scientifico.
[1] BBC, URL: https://www.bbc.com/news/uk-england-norfolk-57402743, consultato il 15/02/2023
[2] National Geographic, URL: https://www.nationalgeographic.com/magazine/article/explore-through-the-lens-starving-polar-bear-photo, consultato il 15/02/2023.