di Sergio Mauri
Da Nigel Warburton, Il primo libro di filosofia, Einaudi, 1992.
(pp. 174-175) Il comportamentismo da una soluzione al problema mente/corpo diversa da quella delle teorie dualiste e fisicaliste. I comportamentisti negano del tutto l’esistenza della mente. Il fatto di provare dolore non ha a che fare con una descrizione dell’esperienza mentale di una persona. È piuttosto una descrizione delle loro disposizioni comportamentali. Si tratta di tendenze ad avere certi comportamenti. Questo ci ha portati a considerare la mente come una cosa separata. Per il comportamentismo, dunque, il problema mente/corpo è un falso problema. Dunque, il comportamentismo è una teoria che nega la possibilità di conoscere la mente.
Ulteriori approfondimenti.
Il comportamentismo è una prospettiva filosofica e psicologica che si concentra sull’osservazione del comportamento esterno degli individui, escludendo o riducendo l’importanza degli stati mentali interni come pensieri, emozioni o stati coscienti nella comprensione del comportamento umano.
Nato nel campo della psicologia nel primo XX secolo, il comportamentismo sostiene che il comportamento umano può essere compreso e spiegato esclusivamente attraverso l’osservazione oggettiva e la misurazione degli eventi esterni. Gli psicologi comportamentisti, come John B. Watson e B.F. Skinner, ritenevano che l’ambiente e le esperienze influenzassero il comportamento e che le risposte comportamentali fossero determinate principalmente da stimoli esterni e rinforzi.
Il comportamentismo tende ad escludere la considerazione degli stati mentali interni, come la coscienza, le emozioni o i processi cognitivi, perché non sono direttamente osservabili o misurabili in modo oggettivo. Invece, si concentra sulla predizione e il controllo del comportamento attraverso l’analisi degli stimoli esterni e delle risposte osservabili.
Sebbene il comportamentismo abbia influenzato significativamente il campo della psicologia e della filosofia della mente nel passato, molte teorie contemporanee tendono ad integrare sia gli aspetti comportamentali che quelli cognitivi, riconoscendo l’importanza di entrambi nell’analisi e nella comprensione del comportamento umano.