di Sergio Mauri
Questioni.
Il reale di Hegel è solo ciò che è razionale[1]. Hegel possiede una concezione realistica forte. Per Marx il reale è diverso: egli non nega che il razionale sia reale, usa le astrazioni per conoscere il reale nella sua specificità storica, nelle sue forme reali. Il reale per Marx è tutto ciò che si mostra come reale, che si mostra in una forma logica riconoscibile[2]. L’ideologia per Marx è forma irrazionale[3]. Egli dimostra interesse per le forme irrazionali.
Irrazionale secondo la Treccani: nel linguaggio filosofico, di tutto ciò che non possa essere penetrato, dimostrato o giustificato dalla forza logica del pensiero, o sia comunque estraneo all’attività razionale del pensiero; […].
Elaborazioni.
In Marx, quello della ragione è un campo più ampio che non in Hegel. In Hegel, le questioni irrazionali sono estromesse. La ragione, invece, sappiamo che è più ampia. Si ha un’astrazione dell’intelletto ricompresa in un’accezione più ampia.
Le forme in movimento non solo emergono dal reale, ma ne sono forme componenti. Le forme dell’intelletto sono astratte in Hegel solo nella forma della logica che esprime il movimento del reale. Le forme nel reale non esistono mai separatamente l’una dall’altra. Le forme relazionandosi tra loro spiegano il processo reale, la storia.
La ragione mette in movimento, in relazione dinamica l’intelletto. Identità, non contraddizione e terzo escluso, come base di partenza per comprendere razionalmente. Ciò che non è riconoscibile per questo mezzo non è reale[4], secondo Hegel.
Marx: identità tra pensiero ed essere; l’essere (ciò che è e non cambia) la ragione lo coglie in forme stabili. La contraddizione muove il reale per cercare una forma stabile. Questo reale va bene, dice Marx, ma rischia di lasciar fuori tutte quelle forme non stabili. Che ne facciamo, chiede Marx? Le lasciamo fuori, dice Hegel.
Scopo di Marx è di trovare una spiegazione razionale per ciò che non sembra esserlo. L’ideologia è irrazionale perché formata da cose non dimostrate, luoghi comuni, eccetera. Anche l’ideologia, però, ha una certa logica, ma non riconducibile alla logica di Hegel.
Siamo nel campo della contraddizione: ve ne sono di non mediabili (per esempio, quella fra capitale e lavoro, cioè riconducibile alla sfera della società civile di hegeliana memoria), dice Marx. Hegel dice invece “non so mediarle e allora le considero irrazionali”: quindi, le lascio fuori. Per Hegel tutto deve essere mediabile perché altrimenti non coincide con l’essere.
L’ideologia è: un fenomeno senza forma, transitorio, ma non ha a che fare con la scienza (Hegel). L’ideologia è: una pratica fondamentale che può essere studiata, analizzata, per vedere qual è la forma specifica di razionalità che spiega i fenomeni. Il rapporto fra capitale e lavoro non ha una forma di mediazione (Marx). Sono in conflitto, cioè in relazione, ma in un conflitto non mediabile, insanabile.
Qual è la forma storico-logica che li dovrebbe superare e conservare? Potrebbe essere lo Stato come mediatore tra universale e particolare.
[1] Ma il reale non può essere semplicemente un processo dialettico tra razionale e irrazionale che porta alla verità? Razionale e irrazionale almeno per come da noi concepiti, per cui potremmo ricondurci alla famosa affermazione [della dialettica] hegeliana secondo cui “il vero è l’intero”? Cioè, la verità conterrebbe la razionalità e il suo opposto.
[2] Ma chi decide sulla sua riconoscibilità?
[3] Anche se si mostra in forma logica riconoscibile, oppure no?
[4] Sappiamo, tuttavia, che esistono anche logiche non fondate su questi principi: le logiche polivalenti, fuzzy, eccetera.