di Sergio Mauri
Può, il sovrano, fare ciò che vuole? In linea di principio sì. “Il diritto è ciò che il sovrano ordina” (Hobbes). Il sovrano potrebbe volere anche la cosa più turpe, ma ha un limite: la sua potenza, quindi il limite della sua forza. Dipende dalla sua capacità di comandare.
Intorno al XVI secolo J. Bodin, nei Sei libri della Repubblica, dice che il sovrano è colui che non dipende che dalla propria spada. Il limite è dato dalla forza fisica. L’effettività si trasforma in legittimità. Se il comando è effettivo, è legittimo, se non lo è, non è legittimo. Inutile, quindi, la discussione sul giusto o sbagliato delle sue azioni.
Il problema degli abusi non s’era posto in modo pressante nel XVI secolo, queste prime teorizzazioni si collocano all’interno di un contesto lessicale che richiama il giusnaturalismo.
La questione poi scoppierà nel 1945.
Si giustifica il cambiamento con un linguaggio giusnaturalistico. Finisce un’era giuridica e politica, nel Seicento, nelle isole britanniche abbiamo due rivoluzioni che portano alla costituzione della monarchia costituzionale. Oltre a queste rivoluzioni, nel Seicento nasce la scienza, forma di sapere completamente nuova. Abbiamo Locke, Grozio, Hobbes, Cartesio, Newton, Galilei, Hume. In molta manualistica sono definiti come giusnaturalisti moderni, “contrattualisti”, giusnaturalisti al pari di Tommaso d’Aquino.
Hobbes, giusnaturalista, ci dice che gli esseri umani, in natura[1], si comportano in maniera totalmente sregolata. Ipotesi: “homo homini lupus” e “nello stato di natura vince la guerra di tutti contro tutti”. Non c’è pace, sicurezza e diritto, dunque. Lo stato di natura è una realtà molto negativa. Si costruisce il mito del “crudele selvaggio”. Vige uno stato di anomia. L’essere umano è un essere sregolato, individualista, egoista. A un certo punto questa moltitudine disaggregata decide di costituirsi in società e ogni singolo membro stipula un patto. È una storiella, quella di Hobbes, che non sta in piedi. Se la natura dell’uomo è quella della moltitudine disaggregata, non si capisce come poi la stessa moltitudine possa decidere di stipulare un patto. Comunque, il soggetto politico, il sovrano, in cambio della cessione del potere, garantisce la sicurezza. Garantisce un diritto naturale, quindi inalienabile. Il diritto alla vita è questo diritto inalienabile. Ecco perché giusnaturalisti o contrattualisti. La comunità obbedisce, il sovrano li protegge. Se il patto viene violato da qualcuno, il sovrano deve intervenire. Se il sovrano fa qualcosa contro il diritto alla vita, si può non obbedire. Si è legittimati a resistere all’obbligo contrattuale.
Si potrebbe intravedere una sorta di rapporto assicurativo. La presenza del sovrano è pacificatrice. Quando Hobbes parla di sovrano intende un uomo o un’assemblea di uomini, l’importante è che abbia le mani non legate. Si giustifica così la creazione dello Stato moderno. La Pace di Vestfalia dà vita allo Stato moderno. Cos’è lo Stato? Un ente politico che concentra in sé la potestà legislativa. C’è un unico centro di comando. Prima della Pace di Vestfalia avevamo diversi centri di comando: diritto comune, diritto canonico, statuti comunali, diritto corporativo, tutte forme di regolamentazione attuate e reciprocamente intrecciate. Non c’è un centro che possa autoproclamarsi sovrano. Nemmeno il Papato può arrogarsi idee di sovranità, esso trae la sua autorità dall’essere mediatore, tramite tra cielo e mondanità. Il problema dello scontro tra ordine morale e giuridico, quando c’è un disaccordo tra la morale e il giudizio giuridico, lo si vede nella pubblicazione delle tesi di Lutero che avvia la revisione dell’ordine politico. Lutero, tuttavia, non è il primo e l’unico ad aver posto la questione delle riforme. Lutero ha “fortuna” (mondo che si sgretola e alcuni principi disponibili).
Quindi, basta con le false opinioni del volgo sul giusto e l’ingiusto. Dopo tutte le divisioni, ci “prendiamo”, ci resta in un certo senso, lo Stato. Perciò, bando alle false opinioni del volgo. (Vedi Galilei quando afferma che “il nuovo libro della natura è scritto con le formule matematiche”).
Quindi, un nuovo soggetto politico, lo Stato. Esso ha tre caratteristiche: 1) monopolio produzione giuridica 2) lo Stato elimina ogni corpo intermedio fra lui e il cittadino, fra il sovrano e il suddito. Non ci sono più corpi intermedi 3) creazione di un corpo di funzionari amministrativi professionali, cioè la pubblica amministrazione (l’abbiamo copiato dall’Impero Ottomano). Tuttavia, per toccare con mano lo Stato dobbiamo aspettare dal 1648 ad almeno fino al 1804.
[1] Galilei e altri abbandonano completamente la natura; egli non usa i sensi, ma gli esperimenti. Gli scienziati non si affidano ai sensi.