di Sergio Mauri
Abbiamo visto il passaggio dallo stato di natura e attraverso il diritto pubblico a quello civile, mentre poi a quello finale del regno dei fini. La cosa in sé, tuttavia, in Kant rimane sconosciuta. Attraverso i nostri sensi non possiamo nemmeno conoscere il nostro essere in sé stesso. La conoscenza del proprio io e di se stesso va supposta, è inconoscibile. La Fondazione della metafisica dei costumi ci fa capire come il soggetto umano si potrà anche considerare come soggetto alle leggi del mondo intelligibile che, tuttavia, non potrà mai conoscere e applicarne le leggi. Solo la comprensione della cosa in sé può avvicinarlo alla pura moralità. L’essere fenomenico con cui conosce il mondo è però quello soggetto alle passioni, mentre il suo essere noumenico rimarrà sconosciuto. L’essere umano, dunque, dovrà sottostare alle leggi di un legislatore eteronomo. Quindi, la dissoluzione del diritto nella morale rimane una pura aspirazione. Kant si trova a far convivere moralità e autorità e far coesistere i due elementi, da una parte l’uomo morale, dall’altra l’individuo egoistico. L’essere umano deve pensare liberamente e obbedire al tempo stesso. Kant è contrario al diritto di resistenza, da Hobbes a Locke.
Essere libero e obbediente: ma non a se stesso, a un ordine costituito. Kant qui opera una scissione: un momento interamente fenomenico e dopo, un momento interamente noumenico. Nel primo, l’uomo è nello stato di natura, schiavo delle proprie passioni credendo però di essere libero; nel secondo è libero dagli istinti, la sua volontà è autonoma dagli istinti. Le sue azioni son libere dagli istinti, rispondenti all’autonomia della ragione. Qui c’è la volontà autonoma e non l’arbitrio. In entrambi gli stati non c’è altra equazione esterna possibile.
V’è un momento di congiunzione, lo stato civile rappresentato dal diritto, pubblico. Un momento in cui la libertà dell’uno può coesistere con quella dell’altro.
Lo stato di natura è ambito del regno della provvisorietà, in quello civile è ambito della perentorietà, quello dei fini è quello della moralità. Vi troviamo conferma della ricostruzione nello scritto di Kant Che cos’è l’Illuminismo? Nella chiusa c’è quello che ci interessa. È uno spirito illuminato che porta a pensare liberamente, ma portato a obbedire. Ed è d’uopo che non sia trattato se non come un essere umano razionale, in grado di pensare, ma poi comunque riportato a obbedire. Il sovrano stesso dovrà capire che il suddito non è uno strumento, una macchina. Il sovrano deve porre in essere una legislazione che ponga in essere la dignità dell’essere umano. Lo stato civile, unico momento reale della vita relazionale, deve essere assolutizzato. Kant richiama il concetto del liberalismo settecentesco, cioè lo Stato è un male, ma ineliminabile. Deve, quindi, essere accettato, perché inevitabile. Non v’è altro diritto che quello dello Stato ed essendo in carne e ossa non potrà cogliere il noumeno. Tuttavia, Kant come liberale auspica che il sovrano applichi la libertà.