La Controriforma (1595-1672).
Dalle ultime stampe protestanti, l’Antifonario e la traduzione trubariana della Hauspostille di Lutero, alla ristampa a cura di Janez Ludvik Schönleben del libro Evangelija inu lystuvi di Janez Čandek e Tomaž Hren. L’esordio dei riformatori non ebbe esito adeguato. Controriforma e Barocco furono poco propizi alla letteratura slovena: tra il 1615 e il 1672 non fu pubblicato alcun libro sloveno. Quindi, soffocate dalla Guerra dei Trent’anni, dalla Controriforma, dal dogmatismo giansenista, le lettere slovene rimasero bloccate. Tomaž Hren fu residente a Trieste nella parte alta di via Coroneo. Nato in una famiglia protestante fu deciso e fanatico controriformatore. Hren affidò al gesuita Janez Čandek di redigere una raccolta di sacre letture domenicali e festive, pubblicando poi a proprio nome nel 1613 a Graz, Evangelija inu lystuvi. Questa opera fu ristampata otto volte e divenne il principale testo di riferimento per i controriformatori sloveni. Schönleben rompe il periodo di siccità editoriale ripubblicando gli Evangelija.
Fra’ Gregorio Alasia di Sommaripa (1578-1626) è autore rilevante della Controriforma. Pubblicò un Vocabolario italiano-schiavo. Educato nel monastero servita, studiò a Sommariva, e si fece frate a 18 anni. Viene inviato a Roma. Nel 1600 scrive una biografia del proprio generale appena morto: Angelo Montorsoli. Nel convento di San Marcello a Roma è contattato da Raimondo VI[1], ambasciatore degli Asburgo che cercava un frate servita che costruisse un convento a Duino, vicino al suo maniero. Un rappresentante del clero, Raimondo, che cercava di ricattolicizzare il popolo. Il 17 settembre 1578 fu sottoscritto col generale dei serviti un contratto per la costruzione del convento. Nel 1601, il ventitreenne servita Fra’ Gregorio Alasia sovrintese la costruzione del convento. I lavori finirono nel 1607. A Duino Alasia lesse, studiò, imparò. Entrò in contatto con lo sloveno. Ne fu stupito, incuriosito. Ne fu intellettualmente affascinato e si rese conto che solo attraverso di esso avrebbe potuto svolgere bene il suo compito. Raimondo VI diede i primi rudimenti di sloveno a Fra’ Gregorio. L’aristocrazia dell’epoca, quindi, conosceva e usava lo sloveno. La corrispondenza della nobile Marenzi fu in lingua slovena. Fra’ Alasia si sdebitò con la pubblicazione nel 1607 del Vocabolario italiano-schiavo a Udine.
Nell’Ottocento avrà ragione Kopitar ad acquistare per conto di Zois una copia che oggi è unica del vocabolario. Il vocabolario ha 225 pagine in cui c’è una prefazione (pagg. 1-13), un’introduzione (pagg. 14-38), segue poi un compendio dei saluti, dei numerari dei giorni della settimana (pagg. 38-44), il vocabolario (pagg. 44-191), nomi delle monete più usate (pagg. 193-201), preghiere slovene (pagg. 202-206), i 10 comandamenti (pagg. 206-207), i 5 comandamenti della Chiesa, poi canti e preghiere, in postilla i ringraziamenti dell’autore. La ricchezza di postille ha l’evidente scopo di fungere da manuale linguistico. Egli, Alasia, operò da pre-illuminista. Egli attinse al dizionario di Hieronymus Megiser. E pure dal Thesaurus Polyglottus. Poi anche da fonti protestanti che non potevano essere esibite, visto il periodo. E pure dal Trubar. L’autore incorre in qualche errore come quello di includere ungheresi, moldavi, prussiani tra gli slavi. Questo è il primo libro cattolico secolare sloveno conservato. Al suo interno una menzione merita il Ragionamento famigliare del viandante. La slavista Neva Radini la definisce come la parte più creativa del testo. Il Ragionamento (9 pagine) è il primo dialogo scritto in sloveno. Le allocuzioni italiane del Viandante sono 24, 23 sono le repliche bilingui. La communicologa Orel dice che costituiscono il tipo paradigmatico di dialogo fra persone che non conoscono la realtà materiale. È un’interattività che punta sul concreto. Il punto di vista del colloquio è utilitarista e ha un’impostazione illuministica. Nel testo gli sloveni sono dipinti come gentili, affabili nei confronti dell’ospite. Alasia si calò veramente nei panni del viandante. Egli lasciò Duino nel 1609 o 1612. Si mosse alla natìa Sommariva di Genova, poi a Roma.
Sommaripa fu il primo sacerdote a porsi il problema di quale lingua slovena doveva essere usata nella predicazione agli sloveni. Può essere, il dizionario, un compendio alla Bibbia di Jurij Dalmatin. Non è spropositato attribuirle un valore decisivo. La Chiesa ebbe un ruolo preponderante nella crescita degli sloveni, il clero fu l’unico ceto intellettuale possibile fra gli sloveni.
[1] Tenace controriformista.