La generalizzazione.

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Il madamato, noto anche come madamismo, si riferisce a una relazione temporanea more uxorio tra un cittadino italiano, prevalentemente soldati, e una donna nativa delle colonie italiane, chiamata madama. Questo fenomeno emerse inizialmente in Eritrea e si diffuse successivamente in altre colonie italiane.

La generalizzazione può avere un aspetto assolutamente negativo. Una generalizzazione tipica è quella in cui si dice “il Medioevo è stato un’epoca oscura”. Una generalizzazione che è diventata luogo comune che distorce i fatti storici.

Tuttavia, la conoscenza storica non può esimersi dal fare uso di generalizzazioni. Parlare di Evo antico, età moderna, Rivoluzione industriale, sono in fondo delle generalizzazioni.

Parlare di “secoli oscuri” è un giudizio di valore che non ha valore per la ricerca storica.

Ogni cultura, inoltre, ha un proprio modo per scandire il proprio passato. Per esempio, riguardo alla Cina, il 1911 (data della fine delle dinastie imperiali e inizio della storia repubblicana) è una data periodizzante.

Ancora per la Cina, dal 1839 al 1949, si ha la periodizzazione chiamata “il secolo dell’umiliazione”. È una periodizzazione che è pure una generalizzazione che corrisponde al periodo della prevalenza degli interessi stranieri in Cina. La perdita, per parte della Cina, della propria autonomia. Il periodo finisce nel 1949 con l’avvento della Cina comunista.

Come si sa è difficile fissare l’inizio e la fine di un’epoca storica. Uno scavo più nel profondo ci fa vedere le sopravvivenze, le asimmetrie, le contraddizioni di un’epoca storica. Se parliamo di Rivoluzione industriale, adottiamo questa generalizzazione a patto che ci rendiamo conto del mantenimento di asimmetrie all’interno del paese. Il linguaggio storico ha la necessità di adattare generalizzazioni e periodizzazioni, ma mette in discussione queste costruzioni.

Per quanto riguarda il nazionalismo fascista, bisogna ricordare che molti elementi enfatizzati dal fascismo erano presenti da ben prima. Anche se guardiamo all’epoca moderna, non possiamo etichettarla come “epoca di progresso” senza guardare più nel dettaglio la situazione di arretratezza medievale in cui si trovava l’Italia e la stessa Europa.

Dobbiamo privilegiare piuttosto l’idea della continuità rispetto alla trasformazione. La vischiosità delle sedimentazioni culturali, economiche e politiche, non sono superabili da un momento all’altro. Il fenomeno storico è multiplo, è stratificato. Il tempo storico è complesso e stratificato ed è più facile che ci siano delle permanenze piuttosto che delle discontinuità.

La storiografia francese a questo proposito ha introdotto il concetto della lunga durata. Ad esempio, la storia del cristianesimo cattolico e la storia della Chiesa quasi coincidono. Possiamo parlare, in questo caso, di lunga durata.

I concetti si complicano quando applichiamo delle categorie come Impero, Monarchia costituzionale, eccetera. Va applicato molto spirito critico per “sorvegliare” il linguaggio con cui spieghiamo i fenomeni. La ricerca storica toglie significato a concetti generali come Occidente, Oriente, capitalismo. La conoscenza storica non è fatta di generalizzazioni.

Quindi utilizzo della generalizzazione per trasmettere la complessità. A noi interessa vedere la specificità dei fatti accaduti piuttosto che le loro regolarità.

A fine degli anni Sessanta furono coniati dei concetti: rivoluzioni atlantiche e rivoluzioni democratiche. Ad un esame più attento di ciò che avvenne, le rivoluzioni democratiche, in America, in Francia, in Svizzera e l’impossibilità di sostenere sotto un’unica etichetta questi eventi. Diverso il concetto di “storia atlantica” come dimostrazione del legame di paesi e continenti che si affacciano sull’Atlantico.

Parlare di Settecento e Ottocento per gli Stati Uniti non ha senso, non coincidono con i cambiamenti storici.

Passiamo ora al problema del falso.

Perché ci occupiamo di falso? Perché la produzione di falso è stata una costante della storia dell’umanità. I falsi, tuttavia, sono portatori di informazioni importanti. Capire chi abbia prodotto, perché e con quali ingredienti sia stato prodotto quel falso ci dice molto sul falso stesso.

Si può falsificare una moneta, un’opera d’arte, un’idea; si possono falsificare molti oggetti, anche una lapide come abbiamo visto. Si può falsificare l’oggetto e il suo contenuto. Perché lo si fa? Innanzitutto, lo si può fare per ricercare un successo letterario e quindi sociale. Per arricchirsi, come nel caso delle opere d’arte. Per ragioni di carattere politico. Oppure per tutti questi motivi messi assieme. Si possono fare dei falsi per burla. Per distorsione psicologica, per un bisogno interiore di produrre questi oggetti per dimostrazione di abilità. Si possono produrre falsi per mestiere.

Falsari e critici. Creatività e finzione nella tradizione letteraria occidentale di Grafton Anthony ripercorre la storia dei falsi in Occidente. Vediamo i casi tipici: l’epica francese di nome Ossian[1] creata dallo scozzese James Macpherson, manipolando varie fonti gaelico-scozzesi. La tradizione ossianica ha pesato nella storiografia europea e anche nella letteratura.

Eric Hobsbawm ne ha parlato nel suo libro L’invenzione della tradizione.

Un altro esempio: all’inizio del Settecento viene pubblicata (1704-1705) una Descrizione di Formosa. Che è un falso, ma che risponde all’esigenza del fantomatico autore di costruirsi un’identità attraverso la menzogna. Quest’opera ci dice molto dell’epoca in cui è nata e sulle aspirazioni del suo autore.

Il papiro di Artemidoro[2] è una contraffazione di Costantinos Simonidis. Venduto per un prezzo stratosferico da un noto mercante, Serop Simonian alla Fondazione per l’Arte della Compagnia San Paolo. Chi la comprò si appoggiò ad un importante expertise, quella di Salvatore Settis. La ricostruzione si può vedere su RaiPlay. Le analisi del linguaggio e del papiro usato, sotto l’aspetto chimico e spettrografico, hanno dimostrato la falsità del papiro.

Un altro caso è quello delle teste di Modigliani nel 1984. Sia i Durbè, Vera e Dario, sia Giulio Carlo Argan affermarono l’autenticità delle teste. Si trattò invece di una burla. Fu una falsificazione di origine burlesca che ci parla anche dell’arrivismo di certi ambienti del mondo dell’arte.

Altro caso: il Siderius Nucius. Si tratta della falsificazione di una copia del testo con disegni e incisioni autografe. Anche questa falsificazione fu acquistata a suon di milioni da un antiquario di New York. Si tratta della falsificazione operata da Massimo Marino De Caro già noto alle cronache per aver svuotato la Biblioteca dei Girolamini di Napoli. Ne ha scritto Sergio Luzzatto in un libro dedicato.

I falsi diari di Hitler hanno visto coinvolti molti giornalisti e collezionisti. Si tratta di 64 quaderni manoscritti. L’expertise di Hugh Trevor-Roper e di un altro professore è positiva; quindi, i diari vengono pubblicati sullo Stern. Da una perizia chimica si comprende che i diari sono falsi. Un altro celeberrimo falso è quello dei Protocolli dei Savi di Sion, al centro da più di un secolo, del dibattito. Questo testo importante è tale proprio per la sua vitalità.


[1] Ossian è un bardo leggendario dell’antica Irlanda, la cui figura si fonda su Oisín, figlio del guerriero Finn Mac Cumhaill e della poetessa Sadhbh. I primi cenni a Ossian si trovano negli scritti di Giraldo Cambrense, del XII secolo.

[2] Il papiro di Artemidoro è un imponente papiro datato da alcuni studiosi all’inizio del I secolo e che riporta il testo di un’antica opera di geografia, attribuita da alcuni al geografo antico Artemidoro di Efeso.

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About the Author

Sergio Mauri
Blogger, autore. Perito in Sistemi Informativi Aziendali, musicista e compositore, Laurea in Discipline storiche e filosofiche. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d'Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014, con PGreco nel 2015 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.