di Sergio Mauri
Lo so, è un argomento su cui gli ebrei italiani, come gli italiani stessi, al pari di tutti coloro che aderirono al nazifascismo in tutta Europa, non amano rispondere. Si tratta, purtroppo, di un argomento tabù. Tuttavia, voglio affrontarlo perché un amico mi chiede da molto tempo:
Ma perché gli amici ebrei italiani che amano così tanto Israele e si indignano (giustamente, peraltro!) ancor oggi per l’olocausto non ci spiegano come mai tanti di loro, pure personaggi di un certo rilievo, aderirono al fascismo? Per venirne successivamente fottuti?
Che rispondere? Mmmmmh. Ah già, dimenticavo, il pericolo social-comunista! Eh, già! Per paura dei rossi. Questa è una giustificazione adottata da molti, europei di religione ebraica inclusi. Piuttosto che i soviet, vengano Hitler…e Mussolini. Comunque, bisogna distinguere. In primo luogo non tutti gli ebrei aderirono al fascismo. E questo è ovvio. In secondo luogo bisogna capire che, una minoranza religiosa che veniva considerata anche una razza ed una nazione, seppure errante, aveva certamente sempre bisogno di accreditarsi presso la maggioranza e per questo motivo doveva essere più realista del re. Doveva essere in prima fila a osannare per farsi tollerare.
Io, tuttavia, penso che sia invece singolare che coloro che, tra gli ebrei italiani, aderirono al PNF e al fascismo come fenomeno politico, chiedano un indennizzo morale alle autorità del paese in cui vivono sul passato e sullo stato dell’antisemitismo qui e ora e poi nemmeno loro abbiano fatto un sincero mea-culpa sull’argomento. O forse, l’hanno fatto a “porte chiuse”, nelle “sedi adatte”, tanto è vero che nessuno se n’è accorto. Di conseguenza si ha il coraggio di parlare di revisionismo ed altre amenità del genere, che pure ci sono, ma (anche) grazie al loro atteggiamento. Peraltro, è noto il buon rapporto tra la destra italiana e ampi settori del governo israeliano.
In ogni caso in questi ultimi decenni si è parlato della cosa, ma per l’appunto, lo si è fatto in sedi di minoranza, e in situazioni, forse, di inopportunità culturale. Michele Sarfatti trattò il tema sull’Unità nel 2001. Un articolo che è anche una piccola pietra miliare perché analizza il fenomeno sotto diverse, differenti sfaccettature. Un lavoro completo, direi. Di una di trattazione pubblica si tratta, ma comunque con un taglio da addetti ai lavori. Non si riprese mai l’argomento sul media principe, la TV. Troppi testimoni, troppa gente che guarda. E può giudicare.
Da parte mia, come antifascista, posso solo dire che giudico questi italiani del passato o del presente come posso giudicare qualsiasi fascista, di qualsiasi origine nazionale, culturale o religiosa possa essere: negativamente!
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