Due parole andrebbero spese – e mi accingo a farlo proprio ora! – su questa frase fatta, su questo luogo comune del dibattito politico italiano. Si parla, di solito, del primato della politica nel senso che lo si vorrebbe ripristinare, poiché lo si ritiene esautorato dall’economia e dalle dinamiche da questa indotte. Personalmente non credo esista un qualche primato da reclamare e, più precisamente, credo che, se esiste un qualche primato della politica, questo vada messo in pratica all’interno di un modo di produzione e distribuzione della ricchezza sociale. Nulla di estraneo, di separato dall’economia, bensì ad essa integrata, inclusa.
Ma ecco un esempio, coerente, di quale sia il primato della politica (possibile) nella società capitalistica in cui viviamo.
Ritorniamo alla Terni e agli anni ’90 del secolo scorso. Dall’introduzione di Adriana Chiaia al libro “La (ir)resistibile ascesa al potere di Hitler”, edito da Zambon.
[…] negli anni ’90 con la fusione tra la Thyssen e la sua concorrente Krupp, proprietaria del 90% della Terni AST, quest’ultima diviene parte integrante dell’impero della multinazionale Thyssenkrupp, con sedi nella UE, Nordamerica e Asia. […] Nel campo dell’acciaio inossidabile Thyssenkrupp è il maggiore produttore mondiale.
Intanto la Terni AST si era specializzata nella produzione di acciaio magnetico , nella quale costituiva un centro di “eccellenza”[…] che copriva il 70% del fabbisogno italiano. Di fronte a voci che paventavano la “delocalizzazione” della produzione della Terni AST, nel giugno del 2004 la Thyssenkrupp firmò, presso il Ministero delle Attività Produttive e con l’impegno formale del governo (Berlusconi), un accordo sulla base di un piano industriale che prevedeva il mantenimento e, anzi, l’incremento della produzione dell’acciaio magnetico. Solo pochi mesi dopo, nel gennaio 2005, la Thyssenkrupp, considerando carta straccia l’accordo, presentò un nuovo piano industriale che includeva la chiusura del reparto magnetico entro il settembre 2005 […]. Per giustificare questo voltafaccia promise nuovi investimenti e prospettò per l’azienda ternana grandi successi e il mantenimento della propria posizione di mercato qualora essa avesse concentrato la produzione nell’acciaio inossidabile.
[…] I sindacati chiesero l’apertura di nuovi tavoli di trattativa, i politici di ogni colore rivolsero interrogazioni al Parlamento italiano e a quello europeo. Quest’ultimo […] sottolineava che la Thyssenkrupp aveva usufruito, per il mantenimento del polo siderurgico di Terni di benefici in termini di infrastrutture e costi dell’energia e ricordava il significato investimento pubblico, inclusi i Fondi strutturali dell’obiettivo 2 e quelli del Fondo Sociale Europeo.
Ecco chi veramente comanda nella e attraverso la democrazia capitalistica nazionale ed europea e dimostra quanto sia vana la pretesa di un qualsiasi primato della politica e di governo dell’economia.
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