Un caso emblematico è quello di Cobolli Gigli, che dopo l’8 Settembre del ’43 continua ad essere fascista. Verrà processato e poi assolto. È un caso (dei tanti) di rimozione. Il fascismo stesso, tuttavia, fabbrica nuove biografie (Cobolli era infatti sloveno) come già fu, con le debite differenze, nel caso di Enrico Toti.
Nascono nuove forme di sindacalismo che è controllato dai fascisti, il problema della casa che viene gestito ancora dai fascisti, si danno inoltre forme di assistenza agli immigrati italiani nella Venezia Giulia.
Le squadre fasciste (vedi Barbettani a Monfalcone) sono reclutate direttamente dalle file criminali.
Vi sono, tuttavia, degli uffici che analizzano la situazione sul campo, che compilano liste di epurazione di elementi ostili al regime. Francesco Giunta riesce ad organizzare criminali smobilitati dalla fine della guerra e a gestirli per esercitare una violenza organizzata.
Il Fascio di Trieste nel ’21 è il primo in Italia, in quell’anno celebra il suo trionfo.
Ad un certo punto il fascismo decide di separare il Fascio triestino. Viene creato un’ Ispettorato urbano ed uno carsico. Un altro Ispettorato viene creato a Monfalcone. I fascisti si infiltrano e riescono a capire i meccanismi di sopravvivenza delle cellule comuniste e a crear loro problemi nell’attività quotidiana.
Francesco Giunta è stipendiato dai Cosulich e altre grandi famiglie triestine in chiave antioperaia. Pietro Belli ha esperienza nel Fascio fiumano. È una figura imbarazzante: agente dei servizi ungheresi, portavoce di D’Annunzio. Viene trasferito a Trieste. Belli sparisce dalla Venezia Giulia, mentre dal ’26 quando si riaprono le iscrizioni al PNF ed entra tutta la Trieste che conta. Si trasferisce a Torino, tenta di ricattare la famiglia Agnelli, ma gli va male. Giunta controlla anche delle società commerciali a Trieste, è una sorta di faccendiere. Giunta viene in seguito nominato da Mussolini, Governatore delle Dalmazia, ma non è una promozione. Lì non metterà mai piede, sparisce perché già nella lista nera di Mussolini. Riappare nel 1950 a Roma, alla dirigenza della RAS.
Un regime totalitario come quello fascista si compatta e fonda il suo consenso sulla persecuzione del diverso. Tutte le società totalitarie hanno bisogno del diverso. Comunisti, ebrei, socialisti, omosessuali, slavi. Chi più ne ha più ne metta. Oggi, va per la maggiore l’islamofobia.
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