al-Ghazâlî (Tus, Iran, 1058-1111) è un filosofo persiano, che fin da giovane è portato da un’irrefrenabile curiosità intellettuale a investigare in maniera critica tutte le dottrine possibili, ortodosse e non. Nell’epoca in cui fu professore alla Università di Baghdad, assunse posizioni prossime allo scetticismo. Tuttavia, quattro anni più tardi, in seguito ad una crisi spirituale, approda al misticismo. Approdò quindi al sufismo, cioè al misticismo islamico, che lo aveva conquistato e compone la monumentale opera “La rivivificaizone delle scienze religiose”, con la quale egli inserisce nell’ortodossia musulmana elementi mistici, ufficializzando così il sufismo. Nelle sue opere egli realizza una sintesi armonica fra metodo dialettico, mistica e ortodossia legale.
Questa sintesi è da considerarsi come il culmine della speculazione ortodossa dell’Islàm che, diffusa in parziali traduzioni latine, già prima del 1150, esercita un notevole influsso sulla scolastica ebraica e crisitana.
al-Ghazâlî rappresenta l’istanza teologico-religiosa tradizionale, nel quadro della “scolastica” araba, cioè di quella corrente di pensiero che si preoccupa del rapporto tra i risultati della speculazione filosofica, desunti innanzitutto dalla meditazione dei dotti arabi sulle opere di Aristotele, e da verità della religione musulmana.
L’intenzione di al-Ghazâlî è quello di mostrare come la religione musulmana sia, nella sua essenza più profonda, superiore alle altre fedi, ma anche alla filosofia, che può – alla religione – solo avvicinarsi, ma non restituirla né comprenderla del tutto. I maggiori lavori di al-Ghazâlî si rivolgono soprattutto contro il razionalismo di Avicenna (Ibn Sinā) di cui respinge il necessitarismo universale. La critica di al-Ghazâlî include una radicale confutazione del concetto di causalità come principio metafisico, tendente a dimostrare la non-necessità di un certo effetto in relazione ad una data causa. Per al-Ghazâlî, infatti, l’unica causa universale è quella della libera volontà di Dio a cui tutto va ricondotto direttamente.
Il testo in questione Lettera a un discepolo, riconosciuto come un gioiello della spiritualità islamica, è incentrato sulla domanda: Quale conoscenza mi sarà utile dopo la morte? Una domanda che ha un tono ed un contenuto incredibili e che verte sul significato ultimo di tutte le cose. Significato che, secondo al-Ghazâlî, non può che risiedere in Dio, principio e fine di ogni cosa.
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