A che punto sono i profitti nel mondo?

Imperfect_competition_in_the_short_run
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Molti si chiedono come sia veramente la situazione economica mondiale. Parlare dell’ #economia come sistema #mondiale non è un vezzo, è la scala adeguata per capire cosa stà succedendo a casa nostra. L’ #Italia è parte di questa economia mondiale globalizzata.

Viviamo in un’epoca di conclamata stagnazione economica. Il capitalismo contemporaneo ha rallentato significativamente. Gli economisti d’oltreoceano si sono affrettati a battezzare quest’epoca come “New Normal” e “Secular Stagnation”. Una prospettiva inedita e non entusiasmante per l’economia mondiale degli anni a venire. Stagnazione significa mancata crescita, degrado della capacità produttiva delle entità economiche e degli Stati che le rappresentano, erosione del valore dei capitali e loro difficoltà ad essere investiti con una speranza di ritorno decente.

Cent’anni fa questo tipo di problemi avrebbe portato a scontri violenti: #guerre coloniali o tra potenze. Oggi tutto ciò non è possibile, visti gli armamenti letali di cui siamo ostaggio. Se vogliamo provare a capire com’è la situazione economica mondiale dobbiamo orientarci scientificamente e vedere come sono i profitti che sono il motore del capitalismo. La facciamo confrontando gli studi di tre economisti di rilievo internazionale.

Il quadro che ne esce non è disastroso, ma nemmeno confortante. Abbiamo caduta dei profitti, conseguente sovrapproduzione, eccesso di risparmio non investito. Il pianeta è incamminato verso la stagnazione per i prossimi 30/40 anni, con l’eccezione dell’Asia che crescerà ma di meno, e i governi cercano di gestire alla meno peggio questa situazione. Per il momento ce la stanno facendo. Chiusura e protezionismo, xenofobia e “decrescita felice”, modifica dei rapporti Stato-cittadini, “riscoperta” di tradizioni e filosofie passate, sono le più evidenti misure atte a farci accettare lo status quo dei prossimi decenni.

A meno che non ci sia uno scontro improvviso, anche armato, tra i colossi economici mondiali, Cina e USA in primis. L’ipotesi “cigno nero”, tanto improbabile quanto da non escludere del tutto. Per ora, tuttavia, tutti sono impegnati a non smuovere le acque e a gestire le problematiche di un mondo che il capitalismo mondiale stenta a rendere ancora più equilibrato di quello che, in realtà, è, soprattutto se paragonato a 100 anni fa.

Di seguito alcuni grafici che spiegano adeguatamente la situazione. I grafici sono rispettivamente di: Maito, Roberts e Piketty.

Maito profit study

Maito profit study


Michael Roberts world-rate-of-profit

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Thomas Piketty world-rate-since-1955-ex-china

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About the Author

Sergio Mauri
Blogger, autore. Perito in Sistemi Informativi Aziendali, musicista e compositore, Laurea in Discipline storiche e filosofiche. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d'Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014, con PGreco nel 2015 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.

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