I mezzi pubblicitari come camuffamento di pratiche magiche. Cioè le sensazionali virtù dei prodotti pubblicizzati (non importa se reali o millantate) come metafora di un rituale a cui si affida la propria esistenza. Fatalismo dell’era tecnocratica. Il proprio quotidiano si esplica attraverso l’affidamento totale e senza replica, come è costitutivo del mezzo televisivo, a quelle virtù…taumaturgiche che, peraltro, non possono essere messe in discussione o provate nel momento in cui si recepisce il messaggio. Dal fatalismo religioso alla presa di coscienza e di nuovo al fatalismo privato, però, di una dimensione soprannaturale: tutto succede dall’uomo e per l’uomo. Tutto rimane nella sua sfera. Possiamo aggiungere che se Magia significa trascendere i limiti dati per conoscere la Verità, la pubblicità ne è uno strumento appropriato.
Secondo me dovremmo distinguere fra mezzi (strumenti) e finalità. Questo come partenza del discorso. E poi, la Magia è anche un mezzo per STARE AL MONDO, per rapportarvisi, in una società non ancora tecnocratica. In noi sopravvivono ancora delle dimensioni MAGISTICHE perché non ne siamo ancora stati totalmente deprivati. Secondo me una necessità di trascendenza continuerà ad esserci perché è la struttura dell’uomo che ne necessità.
Be the first to comment on "Abbiamo bisogno di magia."