di Sergio Mauri
….oppure, che è la stessa cosa, rispettare chi ha il potere. O chi è il potere. Potremmo leggere così le varie dispute, giudiziare e culturali, che ci hanno accompagnato negli ultimi anni (ma potremmo dire da sempre). Dallo sciopero contro la chiusura di una fabbrica al No Tav, da Ferguson a Londra, il motivo è sempre quello: dovete rispettare l’autorità! Ed è forse quello che, nemmeno coloro i quali sono stati soggetti ad essa, hanno recepito veramente nella sua essenza. Che è quella di accogliere l’autorità dentro se stessi. Autocensurarsi, quindi. Farsi colonizzare dai colonizzatori, in sostanza. Un concetto da tenere sempre a mente.
La storia è questa: c’è un filo conduttore potente, una connessione profonda fra l’ideologia autoritaria professionalmente messa in campo dalle istituzioni e l’ideologia autoritaria della gente. Lasciamo stare il piano dell’indottrinamento che, in buona parte per paura o debolezza, viene accolta dalla maggioranza che si lascia, perciò indottrinare. Tuttavia, la narrazione è ben esposta nell’articolo del 19 agosto scorso del Washington Post intitolato: I’m a cop. If you don’t want to get hurt, don’t challenge me. Il discorso di quell’articolo che non linko per decenza, ma che potete tranquillamente rintracciare e leggere, si nutre poi anche della solita, classica dose di vittimismo. Ovvero: nel mio lavoro (di poliziotto) ogni blocco stradale, ogni giro per le vie, può diventare un rischio mortale. Quindi, non chiamatemi razzista, sbirro maledetto e altre cose del genere.
In sostanza, adottate il mio punto di vista e statevene a casa.
Peraltro, tutti questi ragionamenti vittimistici nel momento in cui, e sfido chiunque a dimostrare il contrario, negli USA è più probabile venire ucciso in un confronto con la polizia che per mano di integralisti islamici! Pertanto che chiunque di noi diventi un automa e obbedisca ciecamente a questi personaggi….fatto salvo il desiderio di ribellione che alberga anche nelle macchine, come Asimov ed altri ci hanno insegnato.
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