Nel termine “no-global”, la globalizzazione è intesa in un altro senso: l’imposizione del modello consumistico occidentale; il dominio assoluto di potentati economici multinazionali che sfruttano le risorse dei paesi sottosviluppati (ma anche molto sviluppati, come la Cina); l’esportazione delle attività produttive nei suddetti paesi, dove la manodopera ha un costo irrisorio (non più in Cina) e non ha diritti, e la trasformazione dell’economia occidentale in società consumistica che vive della compravendita autoreferenziale di ciò che viene prodotto all’estero (a poco prezzo) e marchiato in patria con un logo che ne aumenta esponenzialmente il valore commerciale.
La logica “anti-occidentale” viene dalla constatazione che l’Occidente vive parassitando e sfruttando il resto del mondo; se fosse l’Oriente a farlo, i no-global sarebbero “anti-orientali” (forse lo saranno, tra una ventina d’anni?).
Blogger, autore. Perito in Sistemi Informativi Aziendali, musicista e compositore, Laurea in Discipline storiche e filosofiche. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d'Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014, con PGreco nel 2015 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.
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