di Sergio Mauri
Vediamo intanto di definire l’ottimo paretiano. Secondo la Treccani:
nelle applicazioni della matematica all’economia e in teoria dei giochi, punto di equilibrio di un’allocazione di risorse o di altro “gioco competitivo”, la cui alterazione non può migliorare le aspettative di un singolo soggetto competitore senza peggiorare quelle di un altro soggetto. Il concetto è collegato a quello di efficienza paretiana che, nel quadro del sistema interpretativo di V. Pareto, si realizza in un regime di libero mercato caratterizzato da concorrenza pura.
Amartya Sen, economista, filosofo e accademico indiano, Premio Nobel per l’economia nel 1998, Lamont University Professor presso la Harvard University, prende spunto dal teorema di Arrow per dimostrare che in uno Stato che voglia far rispettare al tempo stesso efficienza paretiana e libertà, si possono creare delle situazioni in cui al più un individuo ha garanzia dei suoi diritti. Egli dimostra matematicamente l’impossibilità di perseguire l’efficienza ottimale secondo Pareto, cioè l’ottimo paretiano, e il liberismo. Il paradosso è analogo a quello di Arrow sulla democrazia. Come per quest’ultimo sono possibili alternative sociali che non ne sono soggette, ma richiedono l’abbandono dell’una o dell’altra assunzione. L’importanza della negazione dell’ottimo paretiano consiste nel superamento del concetto che il solo mercato basti per sviluppare una società liberale, derivato dal teorema di Arrow che fa da base anche al lavoro di Herbert Scarf sul disequilibrio dei mercati lasciati a sé.