Traduco dall’inglese dal The Economist, 5 Novembre 2011
Una trascurata minoranza che non è tutta a fare la fame chiusa in soffitta.
Durante una recessione economica l’arte può sembrare un lusso. Ma gli artisti hanno provato una strada valida per ringiovanire i distretti industriali e dare una spinta alle comunità che una volta contavano sul settore manifatturiero. Gli studi dimostrano che, in un mercato del lavoro che apprezza i lavoratori ben istruiti, il modo migliore per richiamarli é spesso quello di attrarre prima persone creative.
C’è ancora poca informazione affidabile circa dove gli artisti vivano e su come contribuiscano all’economia nazionale. Molti li immaginano ancora come dei solitari che faticano nelle loro soffitte, forse con una tosse dispettosa. Infatti gli artisti (definizione da prendere in linea di massima per tutte le industrie creative) sono ben integrati nella forza lavoro e più della metà lavora nel settore privato. Sebbene essi producano solo l’1,4% (2,1 milioni) del totale del mercato del lavoro americano, essi sono altamente imprenditoriali e quasi il doppio della media è laureato. Tutto ciò risulta da una nuova inchiesta del National Endowment for the Arts (NEA) che ha elaborato i dati annuali dell’American Community Survey e del censimento trimestrale dell’occupazione e dei salari.
Pochi saranno sorpresi di sapere che gli artisti abbondano a New York ed in California mentre sono pochi in Mississippi e West Virginia. Ma risulta che il Michigan abbia un numero particolarmente alto di designers industriali (presumibilmente a causa della sua industria automobilistica) ed il Vermont sia ricco di grafici. L’area metropolitana di Minneapolis conta pesantemente sulla pubblicazione di libri mentre Pittsburgh ha uno sproporzionato numero di lavoratori impiegati presso i musei. Sebbene sia la casa di pochi artisti, il Mississippi (famoso per il bluegrass) ha un discreto numero di musicisti, sebbene non così tanti come il Tennessee – che prospera sulla costruzione di strumenti musicali.
I lavori meglio pagati vanno da quello di architetto (il cui 16% nati all’estero, la percentuale maggiore che in ogni altro campo) seguito da quello di regista e produttore cinematografico. Questi lavoratori tendono ad essere i meglio istruiti e di sesso maschile. Più di un terzo di tutti gli artisti presi in considerazione nello studio sono designers, un campo che spazia dall’industriale al floreale. Ballerini e coreografi sembrano passare il momento peggiore, portando a casa il salario più basso con il minimo livello di istruzione. In generale, il guadagno medio degli artisti é maggiore della rimanente parte della forza lavoro: 43.000 $ contro 39.000 $ nel 2009. Anche la diversità sessuale porta a delle sperequazioni: le donne artiste guadagnano 81 centesimi di dollaro per ogni dollaro guadagnato dalle loro controparti maschili.
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