Cu chisti rui unni putiamu chiù………..mi disse un signore ieri l’altro mentre stavamo bevendo un caffè in corso Tukory a Palermo. Tra i sostenitori di una ipotesi di centro-sinistra questi sono i sentimenti che ora vanno per la maggiore.
Siamo nella fase dello spappolamento totale di ogni forma di politica attiva riconoscibile e non strumento di contesa e pedina dei gruppi finanziari che vogliono continuare a comprarsi e vendersi l’Italia all’infinito. Lo spappolamento del centro-sinistra, specchio dello spappolamento dell’Italia come nazione ed entità culturale, è semplicemente parallelo allo spappolamento dell’ormai ex Pdl berlusconiano e dei suoi alleati.
Apprendiamo dalle ultime cronache che Bersani sta tentando di disinnescare il pericolo Renzi con qualche colpo basso ad uso e consumo dell’elettorato meno attento del centro-sinistra. Quello stesso elettorato poco attento che non si è accorto che il proprio ceto politico di riferimento ha forti interessi nello Stato, nella finanza e nel sistema delle cooperative. Mentre sapevamo che gli elettori di centro-destra, notoriamente di bocca molto buona, si adattavano a qualsiasi cosa in cambio di un’illusione di salvaguardia, non ci eravamo accorti che il miserabile virus si era insinuato anche dall’altra parte.
Bersani, è contrario ai banditi della finanza? È egli un anticapitalista? Può dimostrare, non dico scientificamente, ma almeno empiricamente che esista un capitalismo virtuoso? Attraverso quali sistemi di controllo potrebbe egli evitare che in Italia scorrazzassero impunite entità industrial-finanziarie senza scrupoli? Nemmeno quando c’era il PCI, partito che allevò Bersani, fu possibile evitare lo scandolo Lockheed e nemmeno quello dei petroli. Ci vogliono ben altre spalle e coglioni per misurarsi con quei poteri.
È evidente che Renzi non solo non sia un cambiamento positivo per l’Italia; non solo con i suoi viaggi in America o ad Arcore si è cercato i peggiori sponsor possibili, ma bisogna affermare con coraggio che egli non è altro che la continuità di una classe dirigente italiana senza progetti reali e sulla linea di continuità con il dettato politico euro-americano, ed in questo senso assolutamente succube ad esso.
Che poi Massimo D’Alema con le sue battutine su Renzi pensi di esorcizzare il ricordo della sua (di D’Alema) rottamazione della vecchia classe dirigente comunista senza porsi alcuno scrupolo morale e nemmeno politico sulle conseguenze del suo atto, la dice lunga sul livello di (perversa) consapevolezza di sé di questi rappresentanti delle nostre istituzioni.
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