Il blocco delle attività, parziale e non totale, ma comunque abbastanza pesante per la nostra economia, si sarebbe potuto evitare?
Se si fosse agito per tempo si. In nessun paese del mondo si è agito per tempo, nemmeno in Cina dove, tuttavia, si è agito con una tempistica migliore che non in Italia. Pure in Corea del Sud e in Giappone si è agito bene, anzi entrambi questi paesi sono stati i migliori nel contenimento della malattia.
E negli altri paesi del G7? Non si è agito bene. Intanto le persone dai settant’anni in poi e/o con problemi medici e di patologie, dovevano essere testati e stare in quarantena subito e monitorati. Infatti, in paesi come la Corea del Sud e il Giappone, dove questo è stato fatto, i danni si sono limitati molto e non si è arrivati alle nostre misure.
Perché dunque non si è agito correttamente? Le economie del G7, Giappone escluso, non erano in condizioni per agire. Negli ultimi 30 anni le sanità di questi paesi sono state decimate e privatizzate. L’introduzione di parametri economici capitalistici nella sanità ha prodotto danni. La riduzione di posti letto e la loro massima occupazione, quindi la richiesta di produttività massima (gli stessi parametri che si usano negli alberghi, ma che cosa c’entrano con la salute delle persone?) ha prodotto la situazione paradossale per cui in caso di emergenze non ci sono posti liberi dove accogliere i malati.
Anche il personale medico e paramedico è stato decisamente ridimensionato in questi ultimi decenni, in onore alle regole neoliberiste, rendendo le emergenze delle catastrofi.
Tanto per fare un esempio, negli Stati Uniti, l’industria della cura agli anziani, registra un alto tasso di competizione economica, fondata su bassi salari, sottodimensionamento del personale e taglio illegale dei costi. Ogni anno muoiono decine di migliaia di anziani per inefficaci controlli su semplici casi di infezione. I gestori di queste attività non sono tenuti responsabili dal governo al riguardo, l’importante sono i soldi. Tuttavia, anche quando dovesse succedere che costoro si prendano qualche multa, è molto più conveniente pagare una multa piuttosto che assumere un numero appropriato di lavoratori.
Poi, dobbiamo parlare delle grandi case farmaceutiche. Fanno poca ricerca e sviluppo di medicine antibiotiche e antivirali. Delle 18 maggiori compagnie farmaceutiche americane 15 hanno abbandonato il campo. Le medicine per il cuore, i tranquillanti e quelli per l’impotenza maschile guidano il mercato. Al contrario non ci si preoccupa delle infezioni da ospedalizzazione, delle patologie emergenti e delle tradizionali malattie tropicali. Il vaccino universale per l’influenza che attacca la parte generale ed immutabile della superficie proteica del virus è prodotta da decenni, ma non è una priorità a causa della bassa redditività.
Già ai primi del 2018, durante un incontro dell’OMS a Ginevra, un gruppo di esperti R&D Blueprint, aveva previsto che una nuova pandemia sarebbe partita da un agente patogeno sconosciuto non ancora entrato nella popolazione umana. Dalla nota si comprende che l’agente patogeno, battezzato Malattia X, si sarebbe originato nel mondo animale in un paese dove attraverso lo sviluppo economico, animali e uomini sono in contatto abbastanza stretto. Non si può certo dire che l’OMS non ne avesse parlato e nessuno ne sapesse nulla.
Quali le ripercussioni vedremo sull’economia? Le ripercussioni saranno e già lo sono, gravi. Siamo già ad un -6,5% di PIL; fra un mese, saremo ad un -10% circa. Molto peggio della grande crisi finanziaria di 12 anni fa. Considerato che il Coronavirus anche se risolto fra un mese, rimarrà tra noi e si ripresenterà proprio come l’influenza, annualmente, il peggio deve ancora venire. I governi stanno studiando interventi di politica fiscale, cioè aumento della spesa pubblica, taglio delle tasse e indebitamento sui bilanci che, tuttavia, non saranno in grado di influire più di tanto sull’aggravamento della situazione di crisi.
Prepariamoci, allora, a navigare a vista.