Si celebra fra poche ore il duecentesimo anniversario della nascita di Karl Marx.
Marx è stato un filosofo, un politico, un economista. Noi e soprattutto i nostri avversari lo ricordiamo per questo. Noi per usarne gli strumenti di cambiamento e costruzione di un mondo socialista, i nostri avversari per attaccarlo falsificandone il pensiero.
In questo breve saggio sulla figura di Marx è bene cominciare dalle cose fondamentali intorno al suo pensiero, appunto, premettendo quali sono i lasciti principali del Moro di Treviri. Dobbiamo, perciò, ripartire dall’inizio. Marx sviluppa 3 leggi chiave per capire il “moto” proprio del capitalismo. Esse sono:
1) esso non può scappare dalle sue regolari e ricorrenti crisi;
2) causa mortali rivalità tra gli Stati nazionali (e i blocchi economici sovranazionali o continentali, oggi) che porta a guerre perpetue ;
3) genera un uso incontrollato e uno spreco delle risorse naturali che ora minacciano la distruzione del pianeta stesso.
Marx ci dice, inoltre, che il capitalismo non è qui per l’eternità, ma ha un’esistenza finita. Karl Marx ha dimostrato il carattere transitorio e finito del sistema capitalista. Tutto il resto viene a cascata. La dimostrazione della veridicità di questa tesi risiede nella continua instabilità del sistema capitalistico globale, fame, sfruttamento, guerre incluse.
Continuiamo, allora, elencando gli ulteriori lasciti della teoria scientifica marxista. Quindi: il passaggio del socialismo dalla fase utopistica a quella scientifica; la teoria dell’alienazione; quella basilare dello sfruttamento (al lavoratore non viene pagato ciò che produce bensì il valore che il lavoratore stesso ha sul mercato del lavoro); la questione dell’ideologia dominante come ribaltamento del mondo reale (un mondo che cammina sulla testa invece che sulle gambe); l’intuizione che, per capire come funzionava il capitalismo, era necessario comprenderne i meccanismi economici, ovvero, studiare a fondo le modalità in cui la ricchezza veniva prodotta da chi, con quali mezzi, per chi e per che cosa e come questa ricchezza veniva distribuita, ma soprattutto riprodotta nella società.
In breve; come fa la specie umana a riprodursi nel tempo ed in quel determinato tempo innanzitutto?
Ancora: il feticismo della merce. Questa società si distingue per la produzione di merci, non di oggetti più o meno necessari e questo si ripercuote in modo decisamente importante nei rapporti sociali. Fondamentale è il primo assunto dell’economia politica che ci informa che chi produce non produce solo merci, ma anche rapporti sociali.
Marx non mette il tema del feticismo della merce a caso nella prima sezione del Capitale. Alla fine, come ho già osservato poc’anzi, il modo di produzione capitalistico è un mondo alla rovescia dove i produttori sono dominati dai prodotti e i rapporti sociali prendono l’apparenza di rapporti tra merci. Il feticismo è una conseguenza inevitabile. Si tratta quindi di ribaltare questo mondo capovolto in modo tale che i produttori riconquistino le loro condizioni di esistenza.
Sotto questo profilo, allora, io credo che possiamo leggere Marx nella sua poliedrica attività intellettuale, anche come un teorico della libertà, che ricomprende il tema dell’uguaglianza, ampliandolo. Inoltre, se leggiamo “La critica al programma di Gotha” capiamo che Marx inserisce un contenuto di merito molto forte nella società comunista. Il comunismo non è l’ideale francescano. Non c’entrano nulla i buoni propositi, la morale o i sogni, il “buon selvaggio”, la “civiltà rurale” e così via. Marx voleva proprio questo: abbandonare i sogni e le utopie, lasciare ai lavoratori una teoria che avesse veramente la possibilità di portarli ad essere protagonisti della storia. Una missione certamente compiuta.
Lo sviluppo del suo pensiero economico si può ricondurre a 4 fasi: la sua infanzia, la sua giovinezza, la maturità e la vecchiaia. Nasce appena dopo la fine delle Guerre Napoleoniche quando gli Stati germanici si stanno lentamente riprendendo economicamente. Il padre di Marx è un seguace degli ideali della rivoluzione francese e dei suoi filosofi. Da giovane è un democratico radicale, giovane hegeliano, oppositore della superstizione religiosa e dell’autocrazia. Figlio del proprio tempo non l’ha semplicemente vissuto come passivo osservatore o commentatore politico, ma ne ha inciso profondamente il presente, fondendo lotta di classe e prospettiva politica.
Da qui bisogna ripartire se vogliamo capire il lascito della scienza marxista e valorizzarne al massimo l’eredità.
Be the first to comment on "Buon compleanno Karl."