Case study: gli epigoni neoliberisti e la loro attrattività “pizza e fichi”.

Oscar Giannino
Oscar Giannino

E allora parliamo di FARE per fermare il declino o del forchiellone nazionale, ma anche di altri, più defilati, ma non meno coinvolti nel sostegno al capitalismo monopolistico ed imperiale: praticamente tutti i partiti che oggi siedono in parlamento, dal PD al NCD e, con sfumature diverse, Salvini e Fratelli d’Italia. Soprattutto nel caso di questi ultimi, possiamo parlare di sostegno al capitale monopolistico nazionale, pienamente inserito in un contesto più ampio, occidentale.

E’ da un pò che seguo gli interventi online di tutti costoro, e che, probabilmente, come personaggi già conoscerete. Non ho ancora assistito alle loro apparizioni TV, perché la TV la guardo pochissimo, ma ho potuto ammirare le riproduzioni di quegli interventi su Youtube. I personaggi mediatici, anche e soprattutto nel suo ruolo di imprenditori e politici, sono certamente interessanti e di un certo spessore. Risulta gustoso soprattutto per un certo tipo di pubblico, magari quello che “vuole arrivare“, pur non sapendo come. Tuttavia, è intorno al contenuto di ciò che essi, al pari di tutti gli epigoni del neoliberismo, affermano che non ci si può sempre trovare d’accordo. Anzi, personalmente mi trovo pochissimo d’accordo. Non ho detto che sono in totale disaccordo perché, su alcune cose formali non posso essere in disaccordo. Cose di cui scriverò fra qualche riga.

Lasciamo stare le inclinazioni militaresche di alcuni, che posso anche comprendere visto che, magari, coinvolgono il ricordo di parenti stretti, e lasciamo anche stare gli improvvisi ravvedimenti sulla Cina da parte di qualcuno, dopo aver fatto molto per “sviluppare” quel paese, assieme all’ineffabile Romano Prodi. Che poi gioca ai paradossi quando vede la Pirelli comprata da Pechino. Tutto sommato costoro hanno sempre lavorato per il settore euro-americano del capitalismo mondiale, cosa di cui non eravamo bene informati all’inizio del loro percorso mediatico. Quello stesso settore che, forse stolidamente, forse per calcolo, ha pensato di andare in Asia a fottere, c’è riuscito, ma con risultati alterni. Ha fottuto, ma ne è ritornato fottuto. Errore che deriva da un’errata, oltre che pregiudiziale, valutazione dei propri avversari. Tuttavia l’Italia, ha mai saputo valutare bene i propri avversari?

Ma, allora, per prima cosa, vorrei scrivere delle cose con le quali sono d’accordo con loro. Ad esempio sono d’accordo quando sostengono che “il problema non è l’Italia, ma sono gli italiani”. Credo sia profondamente vero che, in questo paese, manchi molta di quella cultura del lavoro e del sacrificio che animò le generazioni dei nostri padri e dei nostri nonni. Tuttavia, e di questo sono profondamente convinto, è nella struttura sociale dell’Italia, in quel classismo spesso molto reazionario, in quel non cambiare nulla e proteggere il “capitale morto” rispetto a quello “vivo” che si sono giocate le (s)fortune del nostro paese. Sono anche d’accordo sul fatto che la corruzione e la criminalità (piccola e grande) siano un grosso problema, come credo le responsabilità siano da attribuire, in parte alla stessa classe dirigente italiana (di cui anche costoro fanno parte) ed in parte all’evoluzione del sistema capitalistico di cui essi si fanno strenui difensori, almeno qui in Occidente. Il fatto che la finanziarizzazione dell’economia abbia superato di gran lunga gli investimenti produttivi ne è la riprova, peraltro già prevista. E’ il fallimento del liberismo in tutte le sue articolazioni che, lo so benissimo, è difficile da ammettere. E’ difficile, cari adoratori di idoli, ammettere che la vostra posizione sociale è stata ottenuta non per mezzo di lavoro e sacrifici, ma attraverso un sistema che premia solamente la ripartizione della ricchezza, facendo strame di tutto il resto. La nostra società, quella occidentale, il capitalismo da essa generato è un sistema ormai decotto, in sfacelo, morto e decomposto. Tenuto in vita per mezzo dell’accanimento terapeutico. L’Occidente, “tutto sommato meglio del resto del mondo“, tanto decantato dagli epigoni del neoliberismo, inclusi i ragazzi di FARE per fermare il declino, è quel sistema che ci aveva assicurato un pò di benessere sulle spalle di interi popoli colonizzati e depredati. Di questo mai si parla, figuriamoci! “E’ sempre meglio del resto del mondo….“. Questo, tuttavia, è un sistema che ha massacrato il mondo, sia da un punto di vista antropologico che ambientale: ogni anno questo sistema causa intorno ai 20 milioni di morti tra guerre, epidemie e fame, problema – quest’ultimo – non debellato e anzi connaturato al capitalismo, che da solo causa – annualmente – la morte di quasi dieci milioni di bambini. Un sistema capitalistico perfetto, cari amici, è impossibile. Allora non resta che inventarsi la storiella del darsi da fare, come se gli italiani, finora, non avessero fatto altro che grattarsi le palle.

Ma ne siamo perfettamente edotti: il loro richiamo all’impegno è solo quello di chi vuole essere tenuto a galla dal lavoro di altri, nuovi schiavi del ventunesimo secolo.

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About the Author

Sergio Mauri
Blogger, autore. Perito in Sistemi Informativi Aziendali, musicista e compositore, Laurea in Discipline storiche e filosofiche. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d'Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014, con PGreco nel 2015 con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 con Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023 e con Amazon Kdp nel 2024.

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