Come possiamo spiegare il “mal d’Africa”? Che cosa significa? E’ la nostalgia dei paesaggi, degli spazi aperti, come comunemente si crede? No; il “mal d’Africa” è la sensazione di potere dell’uomo bianco che in quel continente può fare ciò che gli pare, gode di una illimitata libertà.
Questo era più vero ancora in anni passati, anni in cui per la predominanza economica e politica dell’uomo bianco e per la scarsa conoscenza che dell’uomo bianco aveva quello nero, i ruoli incasellati dalle differenze sociali ed economiche stavano appena iniziando a vacillare.
Il Mal d’Africa come parziale manifestazione di razzismo: come potremmo definire, allora, l’odio di razza, conosciuto per l’appunto anche come razzismo, cioè quell’atteggiamento che mira a privilegiare senza alcuno scrupolo di scienza e giustizia un popolo, una nazione, un gruppo di individui, artatamente riconosciuti come razza, a scapito degli altri?
E’ semplice: come la sensazione di onnipotenza (tale nel “mal d’Africa”), di essere superiore ad un altro uomo che viene declassato, in base alla applicazione di alcune caratteristiche che lo contraddistinguano in negativo. Ciò viene fatto da chi ha i mezzi economici e culturali per farlo. Per riuscire nell’intento di sentirsi superiore agli altri, bisogna esserne separati, vicendevolmente ghettizzati. Non ci deve essere dialogo o comunicazione di sorta, ma solo separatezza e una sorta di alterità nella quale l’altro è un nemico irriducibile nella sua propria sub-umanità, portatore di minacce. Il razzista non solo si sente superiore a tutti, ma ha una vertigine quando realizza di essere legittimato da un gruppo o da una comunità ad usare qualsiasi metodo per preservare questa “superiorità”.
Superiorità che egli individua nella storia del proprio gruppo, della propria nazione che viene fatta diventare agiografica e priva di contraddizioni interne. Questo il corollario; la base è rappresentata dallo status economico. Ma la ragione anti-intellettuale che sta al fondo di queste posizioni è la superiorità in funzione di un benessere materiale senza bisogno di alcun tipo di giustificazione. Viene perseguita, auto-alimentandosi, e per ciò stesso esiste.
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