La Chiesa, dicono, sia anti-sistemica per ciò che concerne il neo-capitalismo che vediamo davanti gli occhi. E solo su di un piano ideologico. Il piano dei reazionari. Essere contro il neocapitalismo non significa essere a favore di una rivoluzione sociale. E infatti la chiesa non lo è. Quindi, mi sembra che cada la distinzione sistema/anti-sistema.
Per me essere contro il sistema vuol dire volere il suo opposto, quello che conosciamo, non rivisitare altro. La chiesa è sistemica al capitalismo in generale, ma non proprio al neocapitalismo consumista. E’ sistemica al capitalismo dei nostri nonni, al limite….durante il quale le persone avevano poco, si doveva produrre, risparmiare…..la chiesa consolava i poveri e stop. Oggi è tutto differente: oggi si deve consumare e basta, indebitarsi e basta….è una società qualitativamente diversa.
Oggi la chiesa ha poco da consolare, perché questo sistema ha promesso l’uscita dalla miseria a livello planetario. Il modo in cui vuole realizzare tutto ciò è falso e distruttivo, ma miliardi di persone sono pronte all’accettazione definitiva di questo stile di vita. Anche gli africani vogliono la casa piena di televisori e l’automobile fuori casa. Non gli interessa più la giustizia sociale. Anzi, questa è la giustizia sociale. Vogliono poter consumare come noi.
Possedere beni di consumo a basso costo è il segno che si è fuori dalla miseria! La coppia sistema/anti-sistema si può usare solo se si tiene conto che non è la Chiesa a costruire il sistema. Al limite da una mano ad amministrarlo. E’ la borghesia ad essere ancora trainante e vincitrice.
Poi c’è un altro discorso che appartiene alla sfera delle mediazioni tra poteri: Chiesa, Stato, economia, politica…..i colori e i dettagli non sono assoluti, ma la tendenza all’industrializzazione del pianeta e alla sua trasformazione in un supermarket si! Col tempo verrà anche l’ideologia di questa trasformazione che in buona parte abbiamo già fatto nostra accettando il mercato e le sue regole. Dobbiamo capire che il mondo fa le idee e non il contrario. E in questo preciso momento non è la chiesa a fare il mondo.
La Chiesa è stata integrata nel capitalismo, con la forza sanguinaria delle rivoluzioni borghesi del XVIII° e XIX° secolo. Ma è con il neo-capitalismo (il nuovo tipo di economia) che essa riceve una coltellata al cuore. Questa economia promette e realizza – ancorché solo ciò che essa desidera, senza scelta democratica – il paradiso in terra. Dalla medicina alle bio-tecnologie trasformate in merci da profitto, dalla possibilità di soddisfare il proprio sfrenato edonismo alle ultime trovate tecnologiche, non c’è più alcun bisogno di attendere miracoli, pregare un Dio semi-sordo, raccomandarsi l’anima a lui. E’ evidente che l’ascendente che la Chiesa aveva sulla società nel passato, oggi non è più possibile. Ma non è il frutto di un progresso sociale bensì di uno sviluppo puramente economico (con i suoi alti e bassi) dove la tecnica (cioè, la scienza applicata) è uno strumento primario. L’umanesimo non serve più. E’ un ostacolo.
La Chiesa è consapevole di questa situazione. Quindi attacca, per non scomparire, per non diventare una pura versione di una qualche filosofia new-age. Il problema è che noi non abbiamo capito che siamo caduti dalla padella alla brace. Non è casuale che non ci siano prospettive politiche, ideali; non è casuale l’entropia sociale in cui siamo immersi. Tutto ciò è invece il frutto della contemporanea organizzazione sociale, dell’ordinamento sociale esistente, fondato sulla produzione enorme di cose superflue, a tutto vantaggio dei profitti e a detrimento dell’uomo, che viene svalorizzato da una apparente e falsa valorizzazione attraverso le merci. Un mondo fondato sul superfluo non può dare vita a nulla di duraturo, profondo, che valga la pena di essere vissuto.
La Chiesa è un potere di cui si può dire tutto il male possibile….ma rappresenta qualcosa, magari di sbagliato, è una sorta di partito che ha la sua strategia organizzativa e politica, nata da millenni (2) di concreto dominio e lotte sul campo, protegge i suoi “funzionari”, gli permette di fare politica…perché di questo si tratta.
Chi critica questa istituzione, solitamente, invece, non ha nemmeno un decimo di quella capacità organizzativa e forza politica. E’ paradossale attaccarla senza averne i mezzi e, ormai, gli strumenti culturali in gran parte sostituiti da un opinionismo sì feroce, ma politicamente imbelle…..
Per esempio, temo, che il nostro paese sia una frontiera invalicabile dalla quale la Chiesa non si scrosterà minimamente e anzi aumenterà il suo presenzialismo secondo la regola de “la miglior difesa è l’attacco”.…Girando per il web le prese di posizione sono sempre queste: la insopportabile ingerenza della Chiesa, i preti cattivi che sono pure pedofili, eccetera…..si rischia di finire nel moralismo. E’ vero, ma guardiamo il dito e non vediamo la luna.
Credo che siano armi spuntate. Spuntate dal modello unico in cui viviamo, dove addirittura la Chiesa fa la parte dell’anticonformista. Anche se noi tre (tanto per dire un numero) e qualcun’altro sappiamo che non è così, in definitiva (cioè, che la Chiesa non è anti-conformista, ma solo conformista e dedita al cinismo del potere in una diversa maniera) il mare magnum nel quale viviamo ci dice il contrario: sappiamo benissimo che quelli che credono o fanno i cattolici militanti sono una minoranza, magari chiassosa, ma minoranza. E queste minoranze, reazionarie, in mancanza di altro, perché i laici o gli atei non sono in grado di opporre politiche credibili, rischiano di essere ascoltate.
C’è un modo di essere rivoluzionari che è quello di guardare avanti e uno che è quello di guardare indietro, come fa la Chiesa. Nell’entropia della società borghese, dire cose reazionarie (il termine è desueto, lo so, perdonatemi) fa scalpore, può essere addirittura una forma di ribellione. Tuttavia, i danni provocati dalla religione sono enormi. Il primo è quello di averci abituati a sopportare e giustificare tutto ciò che succede.
Noi, piuttosto, cosa opponiamo a quell’istituzione? La libertà che il sistema capitalista ha già fatto propria? Secondo me impegnarsi a chiedere la separazione dei poteri, in una società consumistica fondata sul populismo mediatico (che la Chiesa usa attraverso il suo presenzialismo), è sorpassata, inutile e dannosa. Rispondiamo con idee vecchie a problemi nuovi. Idee nuove non ce ne sono.
L’obiettivo di far le pulci alla Chiesa è sbagliato. Non serve più opporsi ad essa. Dobbiamo opporci al potere rappresentato da questo nuovo tipo di economia. Per “nuovo tipo di economia” intendo quella basata sulla produzione enorme e su vasta scala di beni superflui. Nel nostro paese, tale economia è conosciuta da meno di 50 anni. Nel senso delle epoche storiche e dei sistemi produttivi essa è nuova, appena nata. Anche se ora è in una crisi epocale.
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