Via: Jacobinmag, 4/8/2016, di Samuel Stein
La fortuna dei Trump è stata costruita sul furto, ai danni dei lavoratori, dello Stato e del settore pubblico.
Molti americani conoscono il candidato presidenziale Trump in quanto stella della TV e sostenitore di celebrità. Ma nello Stato di New York, ha una reputazione diversa: è il cretino dell’immobiliare. Trump ha ereditato i suoi affari – che consistono in condomini di vetro ed oro, clubs, casinò, alberghi, palazzi per uffici, campi da golf in tutta la città di New York ed oltre – da suo padre Fred Trump.
Come i Dursts, i Rudins, gli Zeckendorfs e i Le Fraks, il vecchio Trump conduceva un impero immobiliare su base familiare. Sebbene queste famiglie esercitino ancora un forte potere nello sviluppo di una politica a New York, stanno iniziando ad essere superate dai nuovi giganti dell’immobiliare – come Extell, Vornado, Related, BlackRock ed altri – che usano il capitale d’investimento globale per costruire appariscenti nuovi complessi residenziali e rilevarne di vecchi a prezzi convenienti. Trump connette le due modalità di business, combinando il capitalismo familiare con la pacchianeria aziendale.
Da una prospettiva capitalista Trump lavora duro anche se è detestabile: ha ereditato dei soldi da suo padre e li ha fatti fruttare.
Da una prospettiva socialista, comunque, ha fatto i soldi con mezzi molto diversi: rubando.
Ruth Wilson Gilmore sostiene che le più ricche famiglie d’America posseggono “ricchezza rubata due volte – a) profitti nascosti dalle b) tasse”. Ma, in effetti, la fortuna di Trump è rubata tre volte, per mezzo del furto di salario ai danni dei suoi lavoratori; per il furto di tasse ai danni dello Stato; per il furto di terra dello spazio pubblico di cui egli si è appropriato.
Mentre gode i benefici dell’impresa privata, Trump è diventato ricco sulle risorse pubbliche.
Il suo comportamento è, senza dubbio, unico: tutto il profitto dallo sfruttamento dei lavoratori; tutto incentrato sul modo in cui le aziende cercano di evadere le tasse; e, in uno Stato coloniale, tutta la terra viene rubata. Ma, come al solito, Trump rappresenta la versione più esagerata di un sistema marcio.
Salari rubati.
Il business immobiliare di Donald Trump è fondato sul lavoro di migliaia di lavoratori nelle costruzioni, manutenzioni e servizi. Ogni assegno dato ai lavoratori rappresenta un piccolo furto, la deduzione di una porzione di quella compensazione a vantaggio dei profitti dei loro padroni. Ma Trump ha costruito su questo “furtarello” quotidiano un sistema per incrementare il furto sui salari.
Nel 1980 ha messo insieme tutti i permessi per iniziare il suo maggiore sviluppo immobiliare, la Midtown Manhattan Trump Tower. Per prima cosa, la sua società aveva da demolire i locali pieni di amianto che occupavano l’appezzamento. Gli appaltatori di Trump assunsero 200 operai polacchi senza documenti per espletare il compito a meno di 5$ l’ora. Lavorarono 12 ore al giorno, 7 giorni la settimana, senza il pagamento degli straordinari. A molti non vennero nemmeno pagati tutti i loro miseri salari, ed alcuni non furono pagati del tutto. Trump negò gli addebiti, fino alla “sistemazione” degli stessi 16 anni più tardi. Trump si rese protagonista della stessa acrobazia con il Trump SoHo, un misto di alberghi-condominio completati nel 2010. il progetto fu tormentato da una serie di controversie, inclusa la tragica morte di Yutiy Vanchytsky, un immigrato ucraino che cadde dal 42° piano di un’impalcatura mal messa mentre stava lisciando il cemento.
Una volta che il progetto venne a conclusione e cominciò a funzionare, le operazioni trumpiane iniziarono rubando i salari dai lavoratori della manutenzione. Quando i clienti prenotavano degli eventi con servizio catering, gli veniva addebitato il 22% di commissione; ma nessuno di quei denari andò al suo staff non pagato che promosse una class-action lo scorso 2016, in marzo, per ottenere i propri soldi.
Trump ha messo a segno i suoi colpi anche nei confronti di professionisti. Assunse Andrew Tesoro, un architetto di New York, per progettare il Trump National Gold Club a New York, Westchester. Trump era soddisfatto del lavoro di traverso, ma lo sottopagò per diverse migliaia di dollari. […] (Anche la Clinton è stata colpita dalle stesse accuse, cioè contratti non pagati e sfruttamento di collaboratori, ndt)
se guardiamo oltre gli impiegati di Trump ed includiamo i suoi clienti, i profitti che ha guadagnato attraverso il furto crescono esponenzialmente. Dagli inquilini con contratto d’affitto regolato che volle sfrattare, ai lavoratori che truffò iscrivendoli alla “Trump University“, il candidato repubblicano ha fatto fortuna impossessandosi degli altrui salari, risparmi, tempo.
Tasse rubate.
Lungo tutta la sua carriera, Trump ha sempre scansato le tasse e incassato sussidi. Sotto questo aspetto non ha solamente colpito il settore pubblico, ma ha anche contribuito ad esaurire le risorse per i progetti sociali.
La cosa iniziò con i soldi ereditati da suo padre Fred Trump. Eccelse nell’ottenere sussidi pubblici ed abbattimenti di tasse, permettendogli di ammassare una fortuna. Quando Donald dice che il suo business è iniziato con un prestito di 1 milione di $ da suo padre, la cosa non stà proprio in questi termini. Fred Trump aveva dei fondi fiduciari usati come scudi fiscali per ognuno dei suoi figli e nipoti. Secondo il Washington Post, Donald fece
“19.000 $ nel 1979, 47.200 nel 1978, 70.000 nel 1979, 90.000 nel 1980 e 214.605 nel 1981. Trump ricevette circa 12.000 $ l’anno da un fondo fiduciario acceso nel 1949 da suo padre e quasi 2.000 $ l’anno da un altro fondo creato nello stesso anno dalla nonna. Ricevette, inoltre, ogni dicembre, dai suoi genitori 6.000 $ di regalo ogni anno”
Il padre di Donald non gli fece alcun prestito, provvide solo un’affidabile fonte di reddito che aumentò ogni anno. In seguito, quando Fred Trump morì, Donald ricevette circa 40 milioni di $ dai 250 totali di patrimonio.
La prima grande opportunità per Trump arrivò con la possibilità di comprare e rinnovare il Commodore Hotel nel 1980. […]
Grazie al fatto che il padre di Donald usava fare “ampie donazioni” ai funzionari cittadini, Trump ricevette – in cambio – un’esenzione quarantennale a pagare le tasse, da parte della Urban Development Corporation, il doppio del solito in questi casi. Ad oggni egli non paga alcuna tassa statale su quello che poi è diventato un albergo di lusso.
Quando cominciò a costruire la Trump Tower, fece richiesta al New York City Department of Housing Preservation and Development (HPD) per 20 milioni di $ di esenzione fiscale. Il commissario dell’allora sindaco Koch, Anthony Gliedman, rigettò la richiesta.
Tuttavia Trump fece ricorso e vinse, ed alla città fu ordinato di garantire l’abbattimento per intero. Tre anni più tardi Gliedman andò a lavorare per Trump, consigliandolo sulle future contrattazioni con il governo.
Nel 2004 la New York City Economic Development Corporation garantì a Trump un ulteriore abbattimento di 12 anni sulla porzione commerciale della Trump Tower, 164 milioni di dollari di tasse in meno su una proprietà del valore di 237 milioni di $.
Quando il suo business crebbe, Trump iniziò a consolidare le sue aziende e società in un singolo indirizzo.
Le finte compagnie che posseggono “Wall Street 40”, Trump Carousel Park, e quasi 400 altri business di Trump, non sono registrate nei suoi quartieri generali della città di New York, ma presso un ufficio dormiente nel Delaware, il paradiso fiscale americano. (Hillary Clinton usa esattamente lo stesso edificio per le sue registrazioni aziendali).
In cima alla sua elusione fiscale, Trump ha ottenuto un certo numero di sussidi cittadini e statali. Il suo campo da golf nel Bronx che risiede nel bel mezzo di un parco pubblico del più povero quartiere di New York, è solo l’esempio più immediato. La città pagò 230 milioni di $ per ripulire e sviluppare il sito, mentre Trump è stato responsabile solo per la costruzione del club e della gestione del parco.
Sono ancora i sussidi pubblici a permettere a Trump di non pagare alcun affitto per i primi 4 anni della sua locazione ventennale; al quinto anno pagherà il 7% dell’affitto, e dal decimo pagherà il 10%. Nel frattempo, i residenti della città di New York stanno coprendo i suoi conti dell’acqua e delle fognature, al costo di circa 1 milione di $ all’anno. Nessuno dei convenienti complessi abitativi circostanti ha dei sussidi così generosi.
Trump si impegna anche nell’evitare di pagare le tasse dell’appartamento dove risiede. Il suo appartamento di Manhattan gode di un abbattimento delle tasse di 20.493 $ l’anno, incluso un piccolo credito dal New York State School Tax Relief Program (sebbene quel programma abbia un tetto di reddito di 500.000 $).
il problema con l’elusione fiscale trumpiana non è che lui – come molti ricchi – paga meno di noi; è che la tassazione è una via attraverso la quale la società reclama ciò che i capitalisti prendono dai lavoratori. Eludendo le tasse e contemporaneamente ottenendo sussidi, Trump aggiunge un secondo livello di furto al suo modello di business.
Terra rubata.
L’esproprio della terra è stata un’altra pratica che Donald ha imparato da suo padre. Una parte importante del modello di business di Fred Trump era il “rinnovamento urbano”. Questo programma permise al governo di prendersi e liberare le proprietà, girandole poi agli “sponsors” per nuovi sviluppi.
Per completare il più ampio progetto di Fred – il Trump Village di Coney Island – lo Stato aveva da sfrattare quasi un migliaio di famiglie, molte delle quali afro-americane. Quella terra era stata riservata, in verità, ad un progetto di abitazioni popolari guidato dal sindacato, ma Fred usò i suoi benefattori politici per bloccare quello sviluppo edilizio fino a quando la città gli diede metà della terra e una redditizia elusione fiscale.
Lì vicino, i simpatizzanti del Klan costruirono Beach Haven Apartments, lo sviluppo edilizio segregato dove Woody Guthrie scrisse la canzone “Old Man Trump“. “Suppongo che il vecchio Trump sappia quanto odio razziale ha fatto emergere da quelle pentole di sangue che sono i cuori umani quando tracciò quella linea colorata lungo il suo progetto per 1.800 famiglie”. Questa è l’eredità di Donald Trump.
Il giovane Donald provò a fare lo stesso, ma con non molto successo. Tentò di sloggiare un’anziana padrona di casa dal suo domicilio di Atlantic City per costruirvi un parcheggio, ma il Tribunale lo fermò. Più o meno nello stesso periodo tentò di inverare uno schema simile a Bridgeport, nel Connecticut, dove sperava di sfrattare 5 aziende per costruire un complesso turistico di fronte al mare. Ancora una volta, raffazzonò il procedimento di approvazione lavori. Sebbene fallì nel rubare terra privata, Trump è stato abbastanza bravo nel privatizzare lo spazio pubblico.
Nel suo più famoso reato si impossessò della pista di pattinaggio di Central Park. La pista rimase chiusa dal 1980 al 1986 in conseguenza del disastroso esperimento nell’energia alternativa. Il ghiaccio non si sarebbe formato, causando così un gran mal di testa al sindaco Koch, che alla fine si recò al Board of Estimates (oggi City Council), con un piano per aggiustare la cosa.
Ancora amareggiato dall’iniziale diniego al suo piano di abbattimento fiscale per la sua Trump Tower, Trump prese al volo l’opportunità di umiliare il sindaco. Secondo Jonathan Soffer, biografo politico di Koch, “Uno zelante neoliberista, [Donald Trump] vide un modo per comunicare un messaggio ideologico, cioè che il privato era più efficiente del governo e si offrì di prendersi la responsabilità di ricostruire la pista”. Ancora una volta, appoggiandosi alle connessioni politiche del padre, convinse il Consiglio a negare il piano di Koch ed invece di finanziare la sua compagnia per fare virtualmente la stessa cosa, nello stesso spazio di tempo, e per lo stesso ammontare di soldi.
Acquisendo favori dagli appaltatori che volevano lavorare sui futuri progetti trumpiani e beneficiare dell’errore dell’ex membro dell’amministrazione Koch, Gliedman, Trump completò la ristrutturazione in soli 5 mesi.
Il suo clientelismo politico di successo diventò un caso di studio nel contesto del trionfalismo da libero mercato e nelle parole dello storico Joshua Freeman: “i media lo fecero diventare l’incarnazione di una delle lezioni della crisi fiscale [1975 New York City]: lasciate che il genio dell’impresa privata sostituisca la palude burocratica del governo”. La pista ore opera come una concessione privata entro il parco e contribuisce all’enorme ricchezza di Trump.
L’acquisizione recente del campo di golf del Bronx da parte di Trump è un caso anche più grande di furto di terreno pubblico. La città acquistò il sito – la parte est del Ferry Point Park – nel 1937 per costruire il Whitestone Bridge. Per decine d’anni questa sezione del parco è stata usata come discarica per la spazzatura, ma il Dipartimento Parchi del sindaco Bloomberg intraprese una massiccia opera di rinnovamento per trasformarlo in uno spazio pubblico fruibile.
Dopo aver speso milioni in pulizie e rimessa in ordine dell’area l’amministrazione Bloomberg ha girato gran parte dell’area a Trump- la città si è tenuta meno di 10 acri di un lurido spazio chiamato “comunità del parco”, mentre i 222 acri del campo da golf di Trump dominano interamente il panorama. Per l’uso della struttura Trump addebita 141 $ nei giorni lavorativi e 169 $ nei fine settimana, molto più che il Dipartimento Parchi. In un solo anno ha prodotto 8 milioni di $ per Trump.
Oltre al terreno del parco, Trump ha provato a privatizzare lo spazio pubblico alla base della Trump Tower. L’atrio è uscito da un cambio di destinazione d’uso del 1961 che creò una classe a sé di proprietà pubbliche definite come “privatamente possedute”. Il programma permise agli sviluppatori immobiliari di costruire sopra le zone di limite tanto quanto riescono a provvedere spazio aperto al pubblico, sia dentro che fuori i loro palazzi. Il più famoso di questi spazi è Zuccotti Park, un tempo casa di Occupy Wall Street.
Per aver reso completamente accessibile al pubblico l’ingresso della Trump Tower, a Trump fu permesso di costruire ulteriori 20 piani in cima alla sua torre, valutati circa 530 milioni di $.
recentemente Trump ha reso lo spazio virtualmente inagibile, sostituendo le panchine di marmo lunghe 22 piedi l’una con un chiosco che vende materiale della campagna presidenziale di Trump e mercanzia di Apprentice, la famosa trasmissione che lo vide protagonista. La città ha multato Trump di 14.000 $, ma l’atrio non è stato ripristinato. Nel frattempo i 20 piani in “regalo” continuano a generare affitti.
Il successo di Trump dipende dalla presunzione che egli sia in grado di far lavorare questi spazi in maniera più efficiente di qualsiasi autorità pubblica. La sua cooperazione pubblic-privato, comunque, ha avuto solo il successo di rendere gli spazi pubblici effettivamente privati: sono aperti solo a clienti paganti. […]
“Come l’immobiliare è arrivato a possederci”.
Trump insiste nel dire che è un uomo che si è fatto da sé. Naturalmente non lo è: la sua ricchezza proviene dal furto di lavoro, tasse e terra perpetrati dal padre. Donald Trump ha perfezionato questi metodi ed accumulato ancora più ricchezza. Il suo successo e quello di suo padre sono dipesi dalla loro abilità di convincere funzionari pubblici di primo livello ed ora l’opinione pubblica, che è stato meglio essere derubati.
Questa è la stupida ideologia immobiliare: ciò che è buono per loro è buono per te, quindi dovresti lasciarli fare profitti rubando sul patrimonio pubblico, prosciugando i lavoratori. L’ascesa politica di Trump può essere spiegata dalla sua ideologia dell “Stato capitalista” che si impossessa della politica nazionale. Anche se , in verità, la relazione è inversa: Donald Trump ascese solo dopo che la sua classe aveva vinto una guerra per disfare il consenso post-bellico. Prendete la crisi finanziaria del 2008. i commentatori connettono la crisi dei subprime alla nomination di Trump evidenziando che la disoccupazione indotta dalla recessione ha reso la promessa “facciamo l’America di nuovo grande” particolarmente seducente. Questo è certamente vero, ma ignora la causa della crisi del 2008: un settore immobiliare finanziarizzato che ha comprato il paese, lo ha gettato in un fosso e ne ha poi usato le finanze pubbliche per ristabilire quel modello di business. Proprio come sottotitolato nel libro di Alyssa Katz, la crisi del 2008 ha mostrato “come il settore immobiliare si sia impossessato di noi”. Adesso l’immobiliare – incarnato da Trump – sta cercando di comandarci nuovamente.
La sua campagna ha guadagnato il supporto del settore, dalle vecchie famiglie dell’immobiliare ai nuovi conglomerati dello stesso. I suoi sostenitori – ed il candidato stesso lodano la sua esperienza nel rubare salari, tasse e terra come prova della sua sagacia e vantate esperienze in affari. Gli Stati Uniti sono ossessionati dall’immobiliare – dagli spettacoli che documentano l’acquisto, il rinnovo, la vendita di case alla crescita della macchina politica che propone l’equazione “crescita del valore delle proprietà = prosperità generalizzata” – e Donald Trump è il suo candidato. […]
Come Julian Brash ha suggerito in Bloomberg’s New York, non è che Bloomberg abbia accompagnato l’emergere delle classi manageriali e capitaliste transnazionali nella città di New York, ma che è stata piuttosto la crescita di quelle classi a creare le condizioni per la sua elezione.
Allora con Trump diciamo: l’ascesa dei capitalisti del mattone ed il successo dei loro propositi ideologici – il cui triplo furto di risorse è “socialmente benefico” – hanno preparato la scena per il candidato repubblicano.
Il compito per i socialisti non è solo quello di sconfiggere Trump, ma quello di strappare il potere al capitale immobiliare e combattere la sua presa sulle nostre vite.
Be the first to comment on "Come i Trump divennero ricchi."