Contro il sovranismo. Per la democrazia.

Masse
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Il linguaggio che parla di sovranità è corrotto, è il linguaggio della destra. Sarebbe invece meglio parlare di democrazia. L’essere membri di organizzazioni come la UE o il WTO non indebolisce la “sovranità” dello Stato nazionale. Funziona diversamente: è grazie a queste organizzazioni che gli Stati nazionali si sono rafforzati ed hanno eroso libertà e diritti.

Secondo la destra l’UE è un superstato liberal e sinistrorso nonché cosmopolita, ovvero una burocrazia innaturale che rimpiazza lo Stato nazionale. Molta sinistra accetta questa fantasia mettendoci del suo: diritti umani, sostenibilità, bla bla bla…! Sia la destra che la sinistra fanno loro il discorso del ridimensionamento della sovranità dello Stato nazionale.

Tutto sembra intuitivo e logico. Dopotutto la legge dell’UE è superiore a quella nazionale, la Commissione Europea ha priorità sui politici eletti. Anche la Corte di Giustizia europea ha supremazia giudiziaria nell’interpretazione della legge. Tutto sembra erodere la sovranità.

Ma da questo punto di vista è difficile spiegare perché tutti questi Stati nazionali abbiano ceduto volontariamente la loro sovranità e perché ad esempio il Regno Unito si starebbe battendo per mantenere questa “cessione di sovranità”, tornando nell’UE. La destra sputa continuamente nuove teorie cospirative in cui figurano Soros, il tradimento nazionale, la “cultura marxista”. È la versione 21° secolo del complotto giudaico-bolscevico.

L’argomento – invece – risiede nella competizione. Alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, l’economia dell’Europa occidentale soffriva di bassi profitti, della concorrenza giapponese e del movimento operaio ancora troppo forte.

Il mercato unico, con un’unica moneta, fu allora la risposta: dare al capitale la possibilità di muoversi liberamente ricercando i luoghi migliori per ottenere i migliori profitti. Stiamo parlando di economie di scala e disciplinamento del mercato del lavoro (attraverso la concorrenza tra i lavoratori). Una moneta stabile e basse spese nelle transazioni finanziarie, insieme ad una diminuzione del costo delle merci (progresso tecnico) avrebbero assicurato la sopravvivenza del capitale in un contesto post accordi di Bretton Woods.

Si affermarono, quindi, l’agenda Thatcher e Kohl dell'”austerità espansiva”. Eccezione la Francia di Mitterand (1981) con un’agenda keynesiana.

In seguito, il Single European Act, il trattato di Maastrichte quello di Amsterdam riflettevano il bisogno di disciplinare il mercato.

Il Patto di Stabilità e Crescita impegnano gli Stati ad una più restrittiva politica fiscale e monetaria. Tutto ciò sembra una perdita di sovranità, ma non solo tutto ciò è stato sostenuto dai singoli Stati nazionali, ma la stessa natura antidemocratica dell’Europa riflette ciò che funziona negli Stati nazionali: il rafforzamento del potere esecutivo, l’indebolimento della politica, la devoluzione politica a corpi sociali privati, semi-privati o non eletti, per non parlare di tutte le liberalizzazioni e deregolamentazioni portate avanti dalle istituzioni nazionali ben prima la UE. Questo perché il neoliberismo non è fondamentalismo del libero mercato, ma è richiesta di sostegno e protezione da parte dell’attività espansiva dello Stato (lo Stato in quanto capitalista collettivo). Inoltre, il neoliberismo vede un ostacolo nella competizione politica.

In questo modo i beneficiari sono le élites nazionali, ma anche le più potenti fazioni capitaliste che hanno poi dei collegamenti regionali importanti, ecc..

Ciò che vogliono i poteri capitalistici è una riforma del potere sovrano di cui anche la sovranità nazionale è parte pur non esaurendone le esigenze: vedi il caso britannico.

In un contesto di crisi epocale del capitalismo, il piccolo e medio capitale vogliono ricontrattare la loro posizione, poiché l’UE non può essere un superstato federale, in mancanza degli strumenti politici e competitivi degli USA (storia, rapporti di classe, presenza di materie prime….).

L’alternativa di sinistra, dunque, non può essere nel sovranismo di sinistra, ma nella democrazia, una democrazia delle masse.

Reclamare strumenti politici da parte di uno Stato nazionale è poco utile se tutto ciò che può produrre è il rafforzamento dell’insfidabile e supremo potere del sovrano. Noi dobbiamo indebolire la sovranità, contro Trump e i suoi apologeti, contro Juncker ed i suoi. Non ci può essere potere che non possa essere sfidato, alcuna decisione che non possa essere emendata democraticamente.

Abbasso la sovranità, viva la democrazia!

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About the Author

Sergio Mauri
Blogger, autore. Perito in Sistemi Informativi Aziendali, musicista e compositore, Laurea in Discipline storiche e filosofiche. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d'Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014, con PGreco nel 2015 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.

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