Un riassunto non può iniziare citando l’autore e dobbiamo riportare solo ciò che è scritto nel testo.
Bisogna essere oggettivi e impersonali.
Se scriviamo “Prima filosofia”, lo dobbiamo scrivere tra virgolette.
La parentesi quadra è l’intervento di un autore su un altro autore.
In una sintesi non si può usare un linguaggio aulico. Si potrebbe dividere il testo in paragrafi, trovandone i nuclei, collegandoli con dei connettivi logici. Il riassunto va fatto in termini moderni. Gerarchizzare le informazioni e stendere il riassunto.
Gerarchia delle informazioni: la tendenza dell’uomo alla perfezione; le cause interne ed esterne.
Artificio retorico usato da Dante: richiama l’autorità di Aristotele.
Se volessimo commentare il 1° capitolo come procederemmo a fare il riassunto? Inseriremmo l’opera nel contesto storico (opera di Dante, della maturità, in esilio, di riflessione sul tema e i termini della nobiltà al suo tempo)[1]. Poi i contenuti del brano. Per ultima la nostra interpretazione, agganciandoci ad altre opere dove ci sono delle cene e ci agganceremo, ancora, a un romanzo dell’Ottocento.
(Leggere Perelman, sui testi argomentativi, filosofici). Per esempio: hapax: parola o espressione che ricorre una sola volta in un testo, in un gruppo di testi o nell’intera documentazione di cui si dispone per una lingua. Sotto l’aspetto lessicologico, hanno poca importanza gli hapax di un singolo testo o di un singolo autore, in quanto sono in genere numerosissimi (nel Canzoniere del Petrarca, per es., su un totale di 3275 lemmi che ne costituiscono il corpus lessicale, ben 1199 ricorrono una volta sola); assumono invece importanza quelli che, coniati da un autore, costituiscono l’unico esempio documentato nella storia della lingua, o vi si ritrovano con estrema rarità.
Nota: il banchetto di sapienza può anche essere spiegato come quello dell’ultima cena; oppure “il cibo dei porci” in Luca (Vangelo); la transustanziazione[2]; la numerologia (14 trattati) che si fermano a 4[3].
Tutte le opere letterarie seguono principi di retorica e stilistica. L’autore chiama in causa l’autorità per evidenziare che ha le competenze per affrontare quel problema e anche per farsi capire. (1° capitolo Allegoria col banchetto).
Nel 2° capitolo abbiamo la giustificazione del perché parla di sé. Parlerà della sua conoscenza e di quella di chi l’ha preceduto. Egli giustifica la partenza da sé stessi per dire che la conoscenza può anche partire da sé stessi.
[1] Anche quando è stato pubblicato, in quante copie ecc.
[2] In teologia, transustanziazione, o transubstanziazione (lat. trans-substantiatio), è il termine che indica la conversione della sostanza del pane nella sostanza del corpo di Cristo e della sostanza del vino nella sostanza del sangue di Cristo, che avviene, durante la celebrazione eucaristica, al momento della consacrazione.
[3] La spiegazione si divide sempre in due. Abbiamo sempre un dualismo.