Dante evidenzia un paradosso quando scrive dei limiti della retorica (parlare solo degli altri, di sé stessi, come e perché…). Dante dice che non è retoricamente corretto parlare di qualcun altro senza biasimare o lodare, ma non si può nemmeno parlare di sé stessi. Il suo paradosso è quando parla di sé stesso. Dante esce dal paradosso dicendo che parlerà di sé stesso senza lodarsi o biasimarsi, ma ne parlerà per difesa o ammaestramento. Tuttavia, parlando di sé stesso pecca di superbia, ma tutti peccano di superbia, quindi, è anch’egli uguale agli altri, è alla loro altezza.
Perché conclude il Convivio al 4° trattato quando poi stava mettendo le mani in pasta? Il Convivio lo scrisse sicuramente per difendere sé stesso, visto che è un’opera apologetica e non vuole offendere coloro che lo stanno ospitando.
Scopo del Convivio è anche quello di diffondere la conoscenza, ma allora perché si ferma? Forse perché parlando di nobiltà sarebbe stato seguito da pochi? Perché prima vuole diffondere la conoscenza attraverso un saggio e poi attraverso la Commedia? C’è un cambiamento metodologico?
La poesia è musicale, ha un ritmo, è più leggibile, la prosa è la forma della scienza, non ha suono, non ha ritmo. Anche questa è una cosa da valutare nel rispondere alla nostra domanda. La Commedia veicola risposte a domande che l’uomo si è sempre posto. Il messaggio di Dante è universale e va oltre il sistema dei valori rappresentato da Dante stesso. Ciò che noi apprezziamo oggi è la costruzione estetica operata da Dante. Il patrimonio delle immagini dantesche è ciò che ci viene tramandato.
Comunque, la Commedia era ben più fruibile, nel quotidiano, del Convivio. Il primo commentatore di Dante è Boccaccio e poi i figli di Boccaccio. Prima del Decameron egli scrive la Genealogia degli dei. Boccaccio ha lo stesso stimolo di Dante e sceglie una forma adeguata per affrontare il mondo in cui viveva. Scrive il Decameron in risposta a una crisi sanitaria, la peste nella Firenze del tempo.
Sul 2° capitolo del Convivio. Citare Boezio e sant’Agostino è un artificio retorico, non ci è d’aiuto. È una citazione generica.
Qualcuno dice invece che, se Dante li cita, non lo fa a caso. All’epoca erano importanti, oggi li conosciamo meno.
Perciò Dante li può semplicemente citare poiché sono conosciuti.