Il Convivio, IV Trattato. Boezio è una delle fonti del Convivio.
La struttura: un prosimetro (prosimetrum).
Massimo Capella, De Nuptiis Mercurii et Philologiae (V secolo).
Boezio, De Consolatione philosophiae (VI secolo).
Bernardo Silvestre, Cosmographia (XII secolo.
Alano di Lille, De Planctu naturae (XII secolo).
Dobbiamo confrontare il modello precedente (Boezio) su cui si è basato Dante. Nel modello boeziano i versi hanno la stessa funzione delle parti in prosa; nel Convivio le canzoni dirigono e orientano l’opera e i testi in prosa servono a dare l’interpretazione dei versi à si tratta di “commenti”.
Dante si presenta come commentatore di sé stesso: un caso straordinario. (Ai maestri di retorica non era concesso). Questo è scarto dalla normalità, quindi originalità.
Un commento “scolastico” (divisio textus, dubia, quaestiones, digressiones).
Espressioni tecniche: trasposizione in volgare di declarare, ponere, sciendum est, videndum est, notandum est; tutte formule all’infinito quindi oggettive e non soggettive.
Uso di sillogismi, catene di sillogismi, altre inferenze (se a, allora b; ma se -b, dunque, non -a). Qui la proprietà transitiva è vista in modo diverso.
Quando troviamo questo sillogismo nel capitolo III°? Quando Dante usa il paradosso (non è lecito parlare di sé stessi, ma poi parla di sé stesso).
Uso dell’allegoria: I, 1, 18.
Nei commenti filosofici del XIII secolo si rifiuta la polisemia, si cerca di ricondurre i testi commentati a un significato univoco, si evitano le metafore nella discussione dei problemi filosofici e scientifici (Aristotele, Topici). Dante va contro tutto ciò.
Uso teologico dell’allegoria (polisemia del testo sacro, i quattro sensi della scrittura, anagogico). Anagogico: senso che rinvia alla verità spirituale che nella scrittura è sacro e che è presente anche nella poesia.
Si riconosce, nel primo capitolo del secondo Trattato, la trasfigurazione di Cristo, Orfeo e Euridice, Mosè, Ulisse.
Dante si sente timoniere della sua nave, come Ulisse.
Dante si preoccupa (“che sia più profittabile”) che i suoi commensali siano messi in condizione di mangiare. Quindi, dice, come ho già narrato nel primo capitolo del primo Trattato, la mia esposizione dovrà essere letterale e allegorica.
Letterale, cioè che restituisce il valore delle parole scritte. Nella linguistica moderna c’è il significato e il significante che è fittizio, gli è stato attribuito dagli uomini. Come nelle favole, mascheramenti che mascherano il concetto (significato à significante).
Dante, quindi, parlerà chiaramente sia per le parole prese in sé sia per i concetti cui rimandano.
Dice Dante che l’uomo saggio usando sapientemente la sua voce rende mansuete le fiere, gli animali. Quando parla di umiliare non vuole dire semplicemente rendere più umili i cuori (crudeli), ma calcare, enfatizzare sul concetto. Dante poi anticipa che nell’ultimo trattato dirà quello che altrimenti sarebbe rimasto oscuro.