Lettura del saggio di Fioravanti: PRESENZE BIBLICHE NEL «CONVIVIO» DI DANTE.
La prima trattazione “sottile” della nobiltà. Convivio, trattato IV.
Il saggio si trova in una bibliografia di filosofia. Meccanismo del referee-cieco: tre studiosi (ignoti all’autore) che giudicano se il testo è pubblicabile in una determinata rivista scientifica. A questo meccanismo è stato sottoposto pure il saggio di Fioravanti.
Le metafore che riprende Dante, sono riprese dal Vangelo: la donna cananea, Lazzaro.
La formazione da autodidatta di Dante è esplicitata nel II° Trattato, al XII° capitolo, alla riga 7.
Cesare Segre, ermeneuta, dimostra che ha scritto in volgare, ma con un linguaggio alto. Fioravanti parte, per il suo saggio, dalle considerazioni di Segre. Convivio non è da leggere solo per i suoi contenuti, ma anche per il linguaggio e la forma espositiva. La lingua del Convivio è settoriale ed erudita, il linguaggio delle Università.
Le derivazioni dal latino filosofico sono importanti:
est sciendum: è da sapere che,
est videndum: è da vedere che,
est notandum: è da notare che.
Il volgare di Dante non è per nulla vicino al volgo, è specialistico.
Quando riassumeremo il Convivio, lo faremo secondo lo schema strutturale contenuto in Fioravanti (99-100). Forse Dante non è andato oltre il IV° Trattato perché riteneva non ci fossero altri argomenti da trattare pari a quello della nobiltà.
Dante è l’espressione della cultura del suo tempo e al tempo stesso suo superamento.
Dante dimostra che il sapere è privilegio di chi studia.