Qualche anno fa era LUI il nemico. Oggi molti se ne sono dimenticati e allora ecco “il caso Roma” e così via.
Dalla Rete:
A Milano la sentenza Sme su Berlusconi assolve e prescrive, ma riafferma che la corruzione dei giudici romani, con soldi usciti dai conti di Berlusconi, c’è stata. A Palermo la sentenza Dell’Utri certifica che accanto a Berlusconi c’è sempre stata, fin dal 1974, la presenza di un imbarazzante partner: Cosa nostra. Ora, finiti i processi, il Paese si interroghi: può essere governato (e per giunta male) da un uomo che ha permesso la corruzione di giudici e, come imprenditore e come politico, ha convissuto per trent’anni con la mafia?
Milano, 10 dicembre 2004. Sentenza del processo Sme, stralcio con unico imputato Silvio Berlusconi. È già miracoloso, innanzitutto, che si sia arrivati a una sentenza, dopo un processo lunghissimo che gli imputati e i loro avvocati-parlamentari hanno tentato di frenare e bloccare in ogni modo. Prima tentando di depistare le indagini. Poi disertando le udienze e allungando il calendario del dibattimento. Infine confezionando leggi su misura: quella sul legittimo sospetto, per spostare il processo altrove e arrivare alla prescrizione (tentativo bloccato dalla Cassazione); quella sull’improcessabilità delle cinque più alte cariche dello Stato (lodo Maccanico-Schivani, bocciato dalla Corte costituzionale).
La sentenza, comunque, è finalmente arrivata. Ecco che cosa dice.
1. Per il pagamento di 500 milioni di lire uscite dai conti di Berlusconi e arrivate al giudice Squillante, attraverso i conti diPreviti:
la sentenza afferma che il fatto è avvenuto, ma il reato è “corruzione semplice” (negli anni in cui è stato commesso, una distrazione del legislatore, poi corretta, non ha previsto il reato di “corruzione in atti giudiziari” per chi paga i giudici. Così la pena è più blanda e soprattutto la prescrizione scatta in soli 7 anni e mezzo (e non in 15). Così, riconoscendo all’imputato Berlusconi le attenuanti generiche, scatta la prescrizione.
2. Per i pagamenti ai giudici effettuati da Barilla:
assoluzione, ma con riferimento al secondo comma dell’articolo 530, dunque per insufficienza di prove. E con la formula “per non aver commesso il fatto”, che lascia intuire (lo sapremo dalle motivazioni) che il fatto però è stato commesso (dunque la corruzione c’è stata).
3. Per i pagamenti ai giudici visti da Stefania Ariosto (al circolo Canottieri Lazio, nel garage…):
assoluzione piena (è l’unico caso, su quattro); ma anche qui con la formula “per non aver commesso il fatto”, che lascia intuire (ma lo sapremo solo dalle motivazioni) che il fatto è però stato commesso ( e dunque anche in questo caso la corruzione c’è stata).
4. Per il pagamento al giudice Verde per la sentenza Sme:
assoluzione perché “il fatto non sussiste” (è l’unico caso sui quattro); però anche qui si richiama il secondo comma dell’articolo 530, dunque l’insufficienza di prove (mentre nel processo principale Verde e Previti erano stati assolti, per questi pagamenti, con formula piena).
Palermo, 11 dicembre 2004. Sentenza al processo in cui Marcello Dell’Utri era imputato di concorso esterno in associazione mafiosa: condanna a 9 anni. Dunque il tribunale ha riconosciuto che il braccio destro (o sinistro) di Berlusconi è stato ed è uomo a disposizione di Cosa nostra. Fin dal 1974, quando fu chiamato a Milano da Berlusconi per risolvere (”privatamente”) il problema delle minacce d’estorsione e di rapimento che Berlusconi aveva ricevuto. Allora Dell’Utri si portò dietro, a Milano, un mafioso, Vittorio Mangano, che divenne la “garanzia” di Cosa nostra in casa Berlusconi.
Così Dell’Utri ha messo Berlusconi nelle mani della mafia. Fino agli anni Novanta, in cui nasce Forza Italia, vista da Cosa nostra, dopo la stagione delle stragi e la dissoluzione della Dc, come il nuovo referente politico delle famiglie siciliane.
La condanna è personale e riguarda Marcello Dell’Utri (con il suo coimputato Tanino Cinà, condannato a 7 anni). Ma chiama pesantemente in causa Silvio Berlusconi: questo sarebbe stato messo da Dell’Utri nelle mani della mafia, fin dal 1974; e Forza Italia sarebbe stata spinta da Cosa nostra e salutata come una soluzione dai boss in difficoltà dopo l’esaurirsi della strategia stragista.
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