Fa ciò che ha fatto la Gran Bretagna. Stiamo parlando della capacità che essa ha avuto di non farsi scappare il dipinto di Manet intitolato Ritratto di Madamoiselle Claus (vedi foto sopra). Con quali mezzi ha realizzato l’impresa? Con una ben pubblicizzata e mirata raccolta fondi, unita ad una legislazione sul divieto di esportazione delle opere d’arte qualora esse siano ritenute tesoro nazionale.
Quindi, possiamo definire l’operazione come una felice sintesi di passione e strumentazione finanziaria, il tutto condito da una sana dose di nazionalismo artistico non verso l’autore, notoriamente non inglese, ma verso il suolo ospite di un tale pezzo d’arte. L’attitudine del governo inglese dimostra non solo l’importanza che esso conferisce all’arte in sé e per sé, ma anche al ruolo economico, al suo risvolto finanziario che significa turismo colto, biglietti venduti nei musei, pubblicazioni comperate dagli appassionati.
Tornando in Italia, la cultura, contrariamente a quanto sostenuto da vari politici del passato governo di centrodestra (col tacito beneplacito di insospettabili oppositori) genera reddito non solo intercettando i denari dei connazionali che si interessano per sé e per i propri figli di arte, ma cosa più importante ancora, intercettando quelli dei visitatori stranieri che, per questo, rappresentano una ricchezza netta in entrata, fondamentale in un paese con le finanze dissestate come il nostro.
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