A quattro mesi e mezzo dalle elezioni politiche, quello che non cambia (e non cambierà) è il problema principale dell’Italia: la mancanza di lavoro. Oltre alle salviniate gratuite. Contro l’Europa e i migranti, non abbiamo visto null’altro. Dopotutto come poteva esserci un cambiamento di rotta in politica economica se i vincitori delle elezioni non solo stanno tradendo le promesse fatte agli elettori, ma si confessano incapaci di battersi realmente per un cambio di passo europeo (pretendiamo siano in linea con le promesse) . Il totem del capitalismo europeo di cui sono essi stessi parte integrante e puntello fondamentale , va tenuto bene in vista, non certamente messo in discussione.
Si profila, dunque, almeno fino alla fine del 2018, un governo-fantoccio dell’Europa, con modalità di intervento politico in stile PD, cioè filo-europeista. Il primo punto su cui misurare il governo, fino a quando rimarrà in carica, è la questione del lavoro, abilmente oscurata dalle petulanti salviniate sull’immigrazione che non potranno durare in eterno senza dare risposte concrete agli italiani. Altrimenti, al prossimo giro elettorale si dovrà giocare a carte scoperte: da una parte le mazze e i forconi, dall’altra la Celere.
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