di Sergio Mauri
La parafrasi perfetta
Saper parafrasare un testo significa averlo capito: è difficile sostenere di averlo capito senza saperne fare la parafrasi.
Comprensione: tripartizione connessioni in Charles Morris
In Peirce ogni segno rimanda a una catena indefinita di interpretanti
Implicito e detto non sono nettamente separati. Molto dipende dai criteri con cui si certificano.
Le tre condizioni del detto: della disponibilità, della messa in discussione, del non allontanamento.
Netta deve essere la differenziazione tra implicito e non detto. (ciò che non può essere implicito e non viene nemmeno menzionato, non può essere detto nell’analisi del testo poiché sarebbe libera reinterpretazione.
Le implicazioni logiche, a rigore, fanno parte del detto. Tutto ciò che nella parafrasi non è pertinente al testo ricade nel non detto.
Forza degli atti linguistici: asserzioni richieste domande ordini promesse ringraziamenti scuse…
Semiotica generativa
Analisi pragmatica del testo
La presupposizione è un implicito la cui verità è data per scontata da chi accetta come appropriato il proferimento di quell’enunciato.
Presupposizione e riferimento.
Implicazione logica e presupposizione.
Denotazione: in logica e filosofia del linguaggio, proprietà di un termine di riferirsi a un individuo o a una classe di individui.
Quantificatore esistenziale: ∃ indica che almeno un elemento dell’insieme che stiamo considerando possiede quella caratteristica. Si legge “esiste”.
Condizione di felicità (Austin) : condizione che deve essere soddisfatta dal contesto (circostanze del proferimento inclusi il parlante e il ricevente) perché l’atto linguistico possa dirsi riuscito.
Atto locutorio (Austin): aspetto dell’atto linguistico che viene messo a fuoco quando si riferiscono le parole proferite da qualcuno (atto fatico) o il loro senso e riferimento (atto retico) il che non comporta specificare che cosa nel proferire quelle parole viene fatto.
Atto illocutorio (Austin): aspetto dell’atto linguistico che viene messo a fuoco quando riferiamo che cosa ha fatto il parlante nel proferire un certo enunciato o turno conversazionale.
Crisi della presupposizione e del test della negazione.
Implicazione di sfondo di un enunciato.
Sintagma: unità sintattica significativa autonoma; nella frase Pietro è affezionato a Paolo, i sintagmi sono tre: soggetto ( Pietro ), predicato (è affezionato), complemento di termine (a Paolo).
Un’implicazione logica non si comporta mai come una presupposizione in caso di negazione dell’enunciato da cui dipende.
Proiezione delle presupposizioni: criteri coi quali le presupposizioni degli enunciati componenti si trasmettono o no all’enunciato complesso.
Al centro della presupposizione pragmatica sta il parlante.
La presupposizione in pragmatica è molto più un non detto che un implicito.
Presupposizione semantica e presupposizione pragmatica.
Attivatori presupposizionali: certi verbi lo sono.
Centro deittico: ciò che esplicita il contesto spaziale e temporale di un atto linguistico e identifica chi ne è protagonista (centro deittico) insieme al suo ruolo e angolo prospettico.
Condizioni di felicità: Perché i performativi possano funzionare come azioni è necessario che vengano pronunciati nelle circostanze appropriate. Austin chiama infelicità (infelicity), ciò che può essere scorretto e perciò non funzionare in occasione di tali enunciati. In questo modo vengono elencate le condizioni di felicità dei performativi:
A. 1) Deve esistere una procedura convenzionalmente accettata avente un certo effetto convenzionale, procedura che deve includere l’atto di pronunciare certe parole da parte di certe persone in certe circostanze, e inoltre,
A. 2) le particolari persone e circostanze in un dato caso devono essere appropriate per richiamarsi [invocation] alla particolare procedura cui ci si richiama.
B. 1) La procedura deve essere eseguita da tutti i partecipanti sia correttamente che
B. 2) completamente.
Γ. 1) Laddove, come spesso avviene, la procedura sia destinata all’impiego da parte di persone aventi certi pensieri e sentimenti, o all’inaugurazione di un certo comportamento consequenziale da parte di qualcuno dei partecipanti, allora una persona che partecipa e quindi si richiama alla procedura deve di fatto avere quei pensieri o sentimenti, e i partecipanti devono avere intenzioni di comportarsi in tal modo, e inoltre
Γ. 2) devono in seguito comportarsi effettivamente in tal modo.
Se viene infranta una regola delle prime due categorie (ad esempio se viene battezzata la nave senza che a farlo sia il capitano, o se viene nominato senatore un cavallo,) l’atto non ha successo e quindi non viene compiuto e verrà chiamato colpo a vuoto. Se invece vengono violate le regole del terzo gruppo è compiuto un abuso, ma l’atto viene portato a termine. È il caso della pronuncia del “sì” durante l’atto matrimoniale quando non c’è la convinzione di sposarsi.
Presupposizioni d’esistenza: conferiscono lo status di informazione data per scontata all’esistenza degli oggetti, situazioni, eventi a cui l’enunciato fa riferimento
Apposizione: è un sostantivo che ne accompagna un altro per determinarlo e attribuirgli una proprietà particolare.
Presupposizione: condizione che un enunciato suppone realizzata, senza asserire esplicitamente la sussistenza. L’enunciato “I figli di Aldo sono tutti maschi” presuppone che Aldo abbia figli. “Beatrice ha smesso di fumare” presuppone che Beatrice fumasse prima del momento dell’enunciazione. Il termine presupposizione fu introdotto nel linguaggio filosofico da P.G. Strawson (Introduzione alla teoria logica, 1952), tuttavia il concetto era già stato usato da Frege nelle analisi delle descrizioni definite (teoria delle descrizioni). Se la condizione non è realizzata, per Frege l’enunciato non è né vero né falso. Le presupposizioni la cui mancata realizzazione determina una lacuna di valore di verità sono state spesso chiamate presupposizioni semantiche, in contrapposizione alle presupposizioni pragmatiche che influiscono sull’appropriatezza di un enunciato, ma non sul suo valore di verità (E.L. Keenan, R. Stalnaker). La nozione di presupposizione, analizzata tra gli altri da J.L. Austin, B. van Fraassen, Stalnaker, G. Gazdar, è stata applicata all’analisi di una grande varietà di casi in cui l’uso di un enunciato o di una parola sembra dare per scontato più di quanto è esplicitamente asserito. Con la diffusione della teoria della conversazione di H.P. Grice, molti fenomeni linguistici che erano stati analizzati mediante il concetto di presupposizione sono stati interpretati per mezzo del concetto di implicatura.
Implicatura: partiamo da Grice. La sua ricerca ruota intorno a due temi principali: l’analisi della nozione di significato e la teoria della conversazione. Le implicature sono quegli impliciti che siamo autorizzati a inferire dal fatto che un parlante o autore ha proferito o comunque effettivamente prodotto un certo enunciato. Non si tratta di informazioni che devono essere date per scontate, come le presupposizioni, ma di aggiunte a ciò che l’enunciato proferito dice esplicitamente o di suoi aggiustamenti.
Sono implicature convenzionali le inferenze autorizzate che dipendono dal significato convenzionale delle parole o espressioni linguistiche usate. A esempio sono implicature convenzionali gli impliciti suggeriti dall’uso di connettivi “ma, perciò, a esempio”.
Sono implicature conversazionali le inferenze autorizzate che dipendono anche dall’assunto che l’enunciato prodotto dal parlante porti un contributo cooperativo agli scopi o orientamenti accettati della conversazione. Possono essere in questione aspetti diversi della cooperatività come la completezza dell’informazione fornita, la sua pertinenza, l’ordine d’esposizione. Nella presente ricerca i riconoscimenti di coreferenze guidati dall’assunto della coesione testuale sono stati considerati implicature conversazionali secondo la pertinenza.