di Sergio Mauri
Paragrafo 7: rapporto tra fenomenologia e ontologia. Il rapporto è un concetto di metodo e anche di campo. La fenomenologia è l’ontologia, la scienza dell’essere dell’ente. La necessità metodologica della fenomenologia allora deve evidenziare l’Esserci, ente privilegiato. Sia dal punto di vista ontologico, sia ontico. Auslegung: interpretazione. Hermeneutik: ermeneutico. Si forma allora una triade interpretativa: fenomenologia – ontologia – ermeneutica. Questo logos ha il carattere dell’hermeneuin. Il dasein ha in sé la possibilità di comprendere l’essere perché esso stesso è ermeneutico. La fenomenologia dell’Esserci è ermeneutica. Ermeneutica, per Heidegger: 1) comprensione del senso dell’essere; schiusura di un campo di ricerca 2) elaborazione delle condizioni di possibilità di qualsiasi ricerca ontologica 3) analitica dell’esistenzialità dell’esistenza in quanto analitica dell’ente esistente.
L’ermeneutica classica è quella che ci permette di indagare l’essere dell’Esserci. L’essenza dell’Esserci è costituita dall’esistenza. L’esistenza dell’Esserci è l’essenza dell’Esserci. L’essenza dell’Esserci non ha dietro l’Esserci nulla, non ha nulla dietro, è la sua esistenza. Questa è l’essenza dell’Esserci. L’ermeneutica non solo caratterizza un modo per rapportarsi agli enti, nello specifico permette l’accesso al dasein. Il metodo è fenomenologico; il meta-metodo è l’ermeneutica. Nell’Esserci cogliamo dunque la trascendenza. L’Esserci è un ente della trascendenza. Esserci – esistenza – ex-sistere (stare fuori, uscire all’esistenza). L’Esserci e la sua essenza, esce da sé. L’uscita, termine originario del vocabolo: esistendo l’Esserci dinamizza e questa dinamicità si traduce nel tendere oltre sé stesso.
Il problema dell’esistenza dell’Esserci si lega alla sua temporalità, sulla base dell’esistenza. Nell’Esserci coesistono esistenza e temporalità. L’Esserci dal punto di vista temporale è un “aver da essere”. L’Esserci deve essere sempre avanti a sé stesso. L’Esserci che sta nel mondo è un modo di stare al mondo. Il suo compimento è sempre in un avere da essere. L’Esserci muore, in questo compimento si realizza l’aver da essere. La morte è l’ultima possibilità che l’essere ha verso sé stesso. L’aver da essere accompagna l’Esserci fino alla morte.
L’Esserci è inteso come possibilità. L’Esserci non è compreso tanto nella sua realtà quanto nel suo poter essere. L’Esserci si auto comprende come possibilità. La nozione di possibilità è allora trainante e la morte è ciò verso cui l’Esserci si rivolge, verso la sua esistenza. L’essere per la morte dell’Esserci esprime la temporalità dell’Esserci stesso. La morte è la fine di ogni possibilità, in questo senso l’Esserci finisce. L’Esserci è un ente della finitezza, Endlichkeit. Da una certo punto di vista l’Esserci è immortale: lo è dal punto di vista filogenetico; è invece mortale dal punto di vista ontogenetico. L’esistenza si muove dentro la coscienza della finitezza se l’Esserci fa dell’essere-per-la-morte punto di coscienza della propria finitezza. Pur passando per le forme della quotidianità, acquisisce la coscienza e la facoltà di stare nella possibilità. La quotidianità media non è qualcosa di cui ci sbarazziamo facilmente, ma è un qualcosa che permette e facilita all’Esserci il suo percorso verso l’autenticità.