di Sergio Mauri
In precedenza si parlava del falsificazionismo popperiano. Secondo Popper gli scienziati dovrebbero sforzarsi di costruire audaci congetture sul mondo cercando poi di confutarle. I severi controlli sono degli ingegnosi tentativi di confutazione, per cui resistendovi, le teorie mostrano il loro valore. Senza la teoria newtoniana non sarebbe stato possibile spiegare il ritorno della cometa proprio in quel determinato giorno. Il suo ritorno sarebbe stato imprevedibile. La teoria sarebbe stata falsificata, peraltro, dal non ritorno della cometa.
Le orbite ellittiche dei pianeti sono delle cadute verso il sole, senza che poi si verifichino del tutto. Ciò deriva dalla caduta, che vide Newton sperimentare la storia della mela. Noi abbiamo sempre saputo che i corpi cadono, ma ovviamente Newton non si rese ridicolo togliendo cento mele per avvalorare la propria tesi e la legge di gravità. Il controllo severo è dunque tale che, se la teoria fosse falsa, è altamente probabile che rischierebbe le penne.
Popper aveva capito a 17 anni che Einstein aveva formulato una vera teoria; Marx e Freud no, perché non erano vere teorie, cioè non erano state sottoposte a severi controlli, cioè, avevano solo conferme. Adler, allievo di Freud, fu da quest’ultimo dissidente e pensava che non tutto dipendesse dal sesso, ma le cause delle nevrosi fossero ricercabili anche altrove, ecco dunque il suo portare la psicanalisi nei quartieri popolari. Una teoria universale è improbabile che sia vera: per Popper la probabilità che sia vera è uguale a zero. In questo senso, neanche un’enorme serie di evidenze favorevoli può portarne la probabilità a un numero elevato.
Digressione sul paradosso di Epimenide, il paradosso del mentitore (paradosso sulla verità). Gli scienziati prediligono il realismo al relativismo perché ne hanno bisogno per descrivere il mondo. Dopo la pubblicazione de La logica della scoperta scientifica Popper passa vent’anni cercando di inserire al suo interno il concetto di verità che si accorge mancava. E dice: la verità è un ideale regolativo della scienza, al quale possiamo progressivamente avvicinarci sostituendo le vecchie teorie con altre che corrispondano meglio ai fatti. Anche passando da una teoria falsa a un’altra (Tolomeo –> Copernico –> Keplero –> Newton –> Einstein) ci siamo avvicinati alla verità intera sull’universo. E qui arriva il concetto di verisimilitudine.
Tra una teoria che dice che Alberto ha tra zero e cento anni e una che dice che ne ha 23 e lui ne ha in realtà 22, quale delle due teorie è andata più vicina alla realtà? Chiaramente la seconda. Quindi, una teoria falsa può essere più verosimile di una teoria vera. Quindi, una teoria falsa e piena di contenuto può essere più vera di una vera priva di contenuto. Se non possiamo conoscere con esattezza la verità, non possiamo neppure determinare con certezza la vicinanza di una teoria alla verità. Però possiamo stimare la verisimilitudine di una teoria sulla base del suo grado di corroborazione.
Non possiamo mai avere ragioni sufficientemente buone per pretendere che una teoria sia vera. Tuttavia, possiamo avere buone ragioni per affermare che ci siamo avvicinati alla verità, cioè che la nostra teoria è un’approssimazione alla verità migliore di qualsiasi teoria rivale finora proposta.